Home Attualità In Italia, abbandono scolastico in calo, ma ancora superiore alla media UE

In Italia, abbandono scolastico in calo, ma ancora superiore alla media UE

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Secondo la recente “Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2016” dell’UE, la riforma della scuola del 2015 e il sistema nazionale di valutazione sono in fase di attuazione e potrebbero migliorare i risultati delle scuole italiane.

La strada da percorrere è ancora lunga per il raggiungimento degli obiettivi ET 2020, anche se un dato positivo c’è: pur attestandosi ancora al di sopra della media UE, il tasso di abbandono scolastico è in costante diminuzione. Infatti, la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente gli studi e la formazione (18-24 anni) è scesa dal 17,3% del 2012 al 14,7% del 2015 (la media UE nel 2015 è 11%).

Il divario è particolarmente elevato fra gli studenti nati all’estero, con un tasso del 31,3% rispetto alla media UE del 19%. Si continua inoltre a osservare un significativo divario di genere, con un 17,5% di abbandono scolastico tra i ragazzi rispetto all’11,8% registrato tra le ragazze, mentre negli ultimi cinque anni è andata allargandosi la forbice nord-sud (le percentuali più alte di studenti che lasciano gli studi sono al centro Sud e Isole).

La relazione evidenzia anche altri aspetti. Questi i punti salienti:

  • Per i bambini di età compresa tra i quattro e i sei anni si registra un’elevata partecipazione all’educazione della prima infanzia.
  • È prestata un’attenzione maggiore alla qualità dell’istruzione superiore, mentre negli ultimi anni il quadro per l’assegnazione dei finanziamenti pubblici alle università è nettamente migliorato.
  • Il tasso d’istruzione terziaria dell’Italia è il più basso dell’UE per i giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni. Il sistema dell’istruzione superiore non riceve risorse adeguate e deve confrontarsi con il problema dell’invecchiamento del personale docente e del suo assottigliamento.
  • L’ingresso nel mondo del lavoro è difficile, anche per le persone altamente qualificate, e dà luogo al fenomeno della “fuga dei cervelli”.