Home Attualità In un governo che naviga a vista tante domande senza risposta

In un governo che naviga a vista tante domande senza risposta

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“In una società avanzata, i migliori di noi dovrebbero aspirare a diventare insegnanti e il resto di noi dovrebbe adattarsi a qualcosa di meno, perché il trasmettere la civiltà da una generazione a quella successiva dovrebbe essere l’onore più alto e la più alta responsabilità che chiunque possa mai avere” (Lee Iacocca).

Con un governo che naviga a vista, preoccupato di garantire lo status quo più che di investire e sfidare le contraddizioni del presente, al di là del “dimmi quello che vuoi sentirti dire” del mitizzato “lo vuole il popolo”, credo che non farebbe male fermarsi un attimo e riflettere su questa citazione, per dire da un lato il buono che c’è, anche se non sempre riconosciuto, e dall’altro per immaginare percorsi innovativi e di investimento secondo precisi ordini di priorità, viste anche le note carenze di bilancio.

Ma come si fa a valorizzare il buono senza una valutazione di sistema e individuale? Come si fa? Bastano, per gli apprendimenti, le progettate griglie di valutazione della nuova maturità, oltre a Invalsi e Ocse-Pisa?

E una valutazione di sistema, con nuovi organi collegiali, non più autoreferenti?

Perché i giovani laureati non si sentono di privilegiare, a parte eccezioni, l’insegnamento come professione?

Perché a scuola, per molte discipline, arrivano docenti che, lo si nota subito, non potrebbero mai aspirare ad una libera professionale o a qualche bando all’estero o in Italia?

Chi ha il coraggio di invertire, se non di mandare all’aria, le modalità burocratiche, lontane dalla realtà, delle assunzioni di presidi, docenti, personale? I nostri bambini e ragazzi, le nostre famiglie, pur sapendo della delicatezza e dell’importanza fondamentale di azzeccare, secondo mera fortuna, docenti in gamba (che ci sono): perchè non protestano, invocando nuovi sistemi di assunzione, secondo albi professionali, ma calati poi nella vita reale?

Troppe domande?

Perché Bussetti, sapendo, credo, che sono le persone che fanno sempre e comunque la differenza, e non le burocrazie o le tecnologie, non organizza, su questo tema, una “conferenza nazionale”, chiamando tutti gli attori in campo?