
Ai problemi vecchi e nuovi legati alla inclusione scolastica il recente Rapporto Annuale dell’Istat dedica un apposito capitolo.
I ricercatori dell’Istituto nazionale di statistica ricordano che in questo ambito l’Italia ha una lunga tradizione, iniziata negli anni Settanta, con l’inserimento degli studenti con disabilità nelle classi comuni.
La normativa si è successivamente evoluta per garantire il diritto all’inclusione e alla personalizzazione dell’istruzione, anche in linea con la Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità.
Il dato nuovo che emerge ormai da alcuni è il progressivo aumento del numero di alunni con disabilità, che nell’anno scolastico 2023/2024 ha superato le 360 mila unità.
Questo – evidenzia l’Istat – rappresenta un incremento di quasi il 60% in 10 anni, portando il rapporto sul totale degli iscritti dal 2,6% al 4,5%. La presenza di alunni con disabilità è maggiore nelle scuole primarie e secondarie di primo grado (5,5%) rispetto alla scuola dell’infanzia (3,3%) e alla scuola secondaria di secondo grado (3,5%).
Secondo i ricercatori dell’Istat l’incremento va attribuito a diversi fattori, tra cui un possibile aumento della prevalenza di alcuni disturbi, una maggiore accuratezza diagnostica, una crescente richiesta di supporto dalle famiglie e una maggiore sensibilità del sistema educativo verso l’inclusione.
Per far fronte a questo aumento, è stato incrementato in modo significativo anche l’organico personale dedicato.
Il numero dei docenti di sostegno, riporta l’Istat, è progressivamente aumentato, raggiungendo 246 mila unità nell’anno scolastico 2023/2024 (+8,2% sull’anno precedente). Il rapporto alunno-insegnante è al di sotto della soglia stabilita per legge (2:1).
Tuttavia, persistono alcune criticità. In particolare, la carenza di formazione che riguarda – si legge nel Rapporto – oltre 66 mila insegnanti per il sostegno (26,9% del totale) nel 2023/2024.
Il fatto è che questo problema non è uniforme sul territorio nazionale.
Il problema della carena di personale specializzato, seppure in diminuzione, risulta ancora diffuso, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, dove la quota di docenti non specializzati raggiunge rispettivamente il 38,2 e il 31,6 per cento a fronte del 12,9 per cento rilevato nel Mezzogiorno.
A questa criticità si aggiunge anche la difficoltà nel garantire la continuità didattica. L’elevato turnover determinato dalla precarietà contrattuale e dalla mobilità del personale, si traduce in continui cambi di docente, compromettendo la costruzione di un rapporto stabile tra insegnante e studente. Nell’anno scolastico 2023/24, più della metà degli alunni con disabilità (57,3 per cento) ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente, mentre l’8,4 per cento ha subito un cambio nel corso dello stesso anno scolastico.
“A compromettere ulteriormente la stabilità del percorso educativo – conclude l’Istat – concorrono i ritardi nell’assegnazione delle cattedre: a un mese dall’inizio dell’anno scolastico, l’11,4 per cento dei posti destinati al sostegno risultava ancora vacante”.
Nella consapevolezza della gravità del problema, il Ministero sta tentando di mettere in atto alcune misure, peraltro contestate anche da molti esperti del settore: proprio nelle prossime settimane dovrebbero prendere avvio i corsi di specializzazione “facilitati” riservati ai docenti privi di titolo che hanno però già prestato servizione su posti di sotegno.
Ma i benefici di questo progetto si vedranno solamente nel settembre del 2026 in quanto i corsi non potranno concludersi prima della fine del 2025.