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Inno di Mameli nei programmi, il ddl all’esame del Senato. L’ira della Lega

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Con un ritardo abissale rispetto alle aspettative il 7 novembre l’aula di Palazzo Madama ha iniziato a esaminare la proposta di legge, già approvata alla Camera lo scorso 14 giugno, relativa alle “Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di cittadinanza e costituzione e sull’insegnamento dell’Inno di Mameli nelle scuole”.
Il testo prevede, oltre che l’inclusione dell’inno nazionale nei programmi scolastici, che il 17 marzo, data della proclamazione a Torino nel 1861 dell’Unita’ d’Italia, verrà celebrata la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”. Il 17 marzo non sarà, comunque, una festività civile e rimarrà un giorno lavorativo.
L’obiettivo, si legge nella relazione, è “ricordare anzitutto le origini dell’inno, nato nel 1848 in un periodo particolare della storia italiana. Il cosiddetto ‘Canto agli italiani’, scritto da Mameli e musicato da Novaro, non è purtroppo conosciuto appieno dagli italiani e pertanto si prevede che dall’anno scolastico 2012/2013 nelle scuole di ogni ordine e grado siano organizzati percorsi didattici ed iniziative per informare sul significato del Risorgimento e sulle vicende che hanno condotto all’Unità nazionale, alla scelta dell’inno di Mameli, alla bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione. Tali iniziative saranno svolte nell’ambito delle attività finalizzate all’acquisizione delle conoscenze e delle competenze relative a ‘Cittadinanza e Costituzione'”.
In apertura di seduta è stata bocciata la questione sospensiva presentata dalla Lega, che ha confermato la sua contrarietà al ddl: “Faccio fatica a capire l’utilità di questo disegno di legge – ha spiegato il senatore del Carroccio Sandro Mazzatorta – credo che bisogna risolvere il problema disoccupazione dei giovani che è più importante dell’Inno di Mameli“.
Parole forti sono state pronunciate anche da Irene Aderenti. “Dall’inizio di questa legislatura – ha detto la senatrice della Lega – abbiamo presentato in aula tutte le differenze che percorrono il paese, ognuno secondo le proprie convinzioni. Ricordo gli standard differenti su sanità, istruzione, economia che si esprimono in maniera differente a seconda dei territori“. Secondo Ardenti è esattamente “tutto il contrario di quanto questa legge ci chiede e cioè di assicurare la completa diffusione del messaggio di identità e unità nazionale“, aggiunge.
Non possiamo quindi testimoniare e diffondere una identità che non c’è, un’eguaglianza che in 151 anni non si è mai riusciti a costruire. L’unità d’Italia è il prodotto di una guerra di potere e conquista, come tutte le guerre, si è fermata all’unificazione geografica e non è stata capace di evolversi in uno stato federale nonostante gli input di grandi pensatori e filosofi del tempo che già lo professavano. Dove c’è l’autonomia federale – conclude la senatrice leghista – c’è il rispetto delle identità, la vera libertà e la vera giustizia sociale“.