
In Italia, il livello medio di istruzione della popolazione adulta resta ancora significativamente inferiore rispetto alla media europea. Nel 2023, solo il 65,5% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno un diploma di scuola superiore, contro l’80% registrato nell’Unione Europea. Il divario è ancora più marcato se si guarda alla percentuale di laureati: appena il 21,6% in Italia, mentre nella media UE è oltre il 35%, con Paesi come Francia e Spagna che raggiungono quote quasi doppie.
A dirlo è l’ISTAT, che ha presentato il Rapporto annuale 2025, nel quale sono illustrati i cambiamenti economici, demografici e sociali, offrendo un quadro informativo integrato sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni. Il Rapporto analizza i principali punti di forza e di debolezza del nostro Paese e le sue differenti dimensioni territoriali, soffermandosi sugli elementi salienti dell’evoluzione del sistema produttivo, dell’impiego delle tecnologie e della sostenibilità ambientale.
Titoli di studio
Tra i giovani adulti, in particolare nella fascia tra i 25 e i 34 anni, la situazione riguardante l’istruzione è in miglioramento, ma con un ritmo ancora troppo lento. Nel 2024, circa un terzo (31,6%) ha conseguito un titolo terziario (laurea o simili), un valore comunque distante dall’obiettivo del 45% fissato dal quadro strategico europeo per il 2030.
Differenze di genere e cittadinanza
Anche qui emergono forti differenze di genere: le giovani donne risultano mediamente più istruite degli uomini, con il 38,5% di laureate contro il 25% dei coetanei maschi.
Un’altra distinzione importante riguarda la cittadinanza: i giovani italiani raggiungono una quota di laureati del 34,4%, mentre tra i giovani stranieri ci si ferma appena al 13,4%, segnalando una persistente disuguaglianza di accesso ai percorsi formativi più avanzati.
Dispersione scolastica
A pesare è anche il fenomeno della dispersione scolastica, ancora troppo elevata (9,8%) e più diffusa tra i giovani provenienti da famiglie con un basso livello di istruzione. Questo alimenta un circolo vizioso che limita le opportunità lavorative e la possibilità di migliorare la propria condizione sociale.
Competenze digitali
Infine, le competenze digitali, sempre più centrali nella vita quotidiana e nel lavoro, restano carenti: solo il 45,8% della popolazione tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base. Anche in questo caso le differenze sono significative, con svantaggi evidenti per le fasce più anziane, per le donne, per chi ha livelli di istruzione più bassi e per chi vive nel Mezzogiorno.
In sintesi, il livello di istruzione continua a rappresentare un fattore chiave per lo sviluppo personale e sociale, ma anche una delle principali linee di frattura nelle disuguaglianze italiane.