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La caduta del Governo mette in crisi anche le riforme e l’inizio della scuola: cosa ci aspetta? Rivedi la diretta

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I partiti politici sono già in campagna elettorale. Quali conseguenze per l’inizio scuola il prossimo settembre? La riforma del reclutamento docenti e quella della formazione (introdotte dal decreto 36 convertito in legge 79/2022) andranno avanti con tutti i relativi decreti attuativi? Il Governo Draghi, attualmente in carica per occuparsi degli affari correnti, sta lavorando al Dpcm atteso per il 31 luglio che dovrebbe mettere a terra molti aspetti della riforma, dai crediti formativi ai costi del percorso abilitante? Si tornerà in classe con un efficace protocollo di sicurezza a tutela degli alunni e del personale scolastico?

Si riusciranno a formare un milione di persone (tra docenti, Ata e dirigenti) entro il 2025 come previsto dalle misure scuola del Pnrr?

Di tutto questo parliamo nel prossimo appuntamento di Tecnica risponde LIVE mercoledì 27 luglio, alle ore 15:30. Ospiti il deputato di Italia Viva Gabriele Toccafondi, componente della VII commissione (Cultura, Scienza, Istruzione) alla Camera; e Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli. A dialogare con loro il nostro direttore Alessandro Giuliani.

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Cosa accadrà alla scuola del dopo Draghi e del dopo Bianchi? In fatto di riforme si ricomincerà da zero o da dove ci si è fermati? Il mondo della scuola naviga a vista, a maggior ragione a seguito di un avvicendarsi frenetico dei ministri dell’Istruzione. Parliamo di 4 ministri in 4 anni. Una tendenza, peraltro, che perdura da molto tempo, se pensiamo che negli ultimi 12 anni abbiamo avuto 9 ministri dell’Istruzione: Maria Stella Gelmini, Francesco Profumo, Maria Chiara Carrozza, Stefania Giannini, Valeria Fedeli, e poi, come dicevamo, gli ultimi quattro, Bussetti, Fioramonti, Azzolina e Bianchi. La media, anche nel lungo periodo di una decade, si conferma grosso modo quella di un ministro all’anno.