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La chiamata diretta e la bontà dei colloqui

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Una bella esperienza. Parlo del colloquio con la quarantina di docenti che si sono candidati ad un posto di potenziato nei miei due licei.

In diversi mi hanno ringraziato, per l’opportunità, per la pari dignità, al di là della conoscenza diretta o meno di alcuni di questi docenti.

La necessità del colloquio, e non solo, quindi, dall’analisi dei CV dei candidati, dovrebbe essere prevista per norma, non lasciata alla discrezionalità dei presidi.

Colloqui, però, non solo col solo preside, ma anche col capo dipartimento della disciplina coinvolta e con un rappresentante dello staff di istituto, a porta aperta, in modo da garantire una modalità pubblica e trasparente, con relativo verbale.

Poi la scelta finale dovrà tener conto dei requisiti inseriti nell’Avviso di Chiamata, ma la pari opportunità va comunque garantita.

So che pochi presidi hanno scelto questa modalità “pubblica”. So anche che altri hanno preferito la telefonata personale o preventiva, quasi un accaparrarsi questo o quel docente.

Resto convinto che questa svolta, cioè la Chiamata, sia positiva, perché, finalmente, mette in primo piano quegli aspetti della professionalità docente che sono fondamentali: oltre, ovviamente, alla (si spera) scontata competenza disciplinare, quelle soft skills oggi imprescindibili in qualsiasi dinamica di lavoro. Ed è soprattutto nel colloquio che queste possono essere messe in evidenza, anche se la vera prova del nove rimane la vita di classe, assieme alla disponibilità a condividere una responsabilità sistemica ed innovativa, non scontate nei docenti di oggi.

Proprio per questo motivo, sarebbe importante che questa nuova logica (chiamata per tutti i docenti, e tutti con titolarità triennale) fosse estesa a tutti.

Cambia, dunque, l’approccio all’insegnamento, nel senso di selezione del personale. Al di lá dei concorsi, dei corsetti vari, dei muri di gomma.

Lo stesso dovrebbe valere anche per i presidi, per i dsga, per tutti gli Ata.

Quasi a ribadire, se ce ne fosse bisogno, che il lavoro è un sacrosanto diritto, ma il posto di lavoro è giusto che uno se lo guadagni secondo merito e sensibilità, come per i nostri ragazzi l’istruzione è un sacrosanto diritto, ma la promozione solo secondo merito, passione, dedizione.

Resta il nodo trasparenza, in modo da prevenire logiche del sospetto. Ed il colloquio, in forma pubblica, è oggi il modo migliore, giá previsto in tutti i mondi del lavoro, per riconoscere una professionalità.

Gianni Zen è dirigente scolastico del liceo Brocchi di Bassano del Grappa