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La Flc-Cgil si appella a Napolitano: faccia da tramite per recuperare le ore di lingua italiana

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La Flc-Cgil si appella al Capo dello Stato perché dall’alto del suo ruolo coinvolga le istituzioni del nostro Paese per tutelare il più antico e radicato dei simboli del nostro patrimonio unitario: la lingua italiana. La richiesta del sindacato, di cui si è fatto portavoce Domenico Pantaleo, segretario generale della Federazione dei lavoratori della conoscenza Cgil, deriva dalle ultime riduzioni delle materie legate alla lingua italiana, ma non solo, a seguito dell’entrata in vigore della riforma della scuola superiore. Pantaleo si è detto preoccupato per i tagli alle ore di insegnamento  della lingua italiana in certi indirizzi, oltre che di altre materie fondamentali per il processo formativo ed educativo” applicati alle prime classi, e nei prossimi anni gradualmente nelle successive, a seguito dell’avvio della scuola superiore.
Il sindacalista si è quindi rivolto a Napolitano aggiungendo che oltre al danno per lo studio della lingua italiana, risulta anche penalizzante l’introduzione del decreto di attuazione della riforma Gelmini che prevede ‘un livello di lingua inglese pari al riferimento B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento’ tra i requisititi essenziali per conseguire l’abilitazione e nel sistema di selezione del corpo docente. Secondo alcuni studi condotti nel Regno Unito – sottolinea il sindacalista – persino molti studenti e cittadini inglesi avrebbero difficoltà a raggiungere quel livello.
Le critiche della Flc-Cgil non finiscono qui: le istituzioni vengono accusate di tagliare le risorse per le attività formative dei docenti“, tanto che da una parte per insegnare l’inglese si chiede ai nuovi docenti un’iper-competenza, dall’altra si concede al personale di ruolo di accedere allo stesso insegnamento con estrema facilità: “nella scuola primaria si stabilisce che la frequenza di sole 50 ore di corso abilita all’insegnamento dell’inglese nelle prime classi.  La conclusione, sempre per il sindacato, è che occorre attuare al più presto un piano nazionale complessivo sull’insegnamento delle lingue straniere e italiana che nel rispetto dei Trattati Europei pratichi effettivamente il multilinguismo nel nostro sistema educativo. Una precisazione, quella del multilinguismo, che fa intendere come il timore dell’organizzazione sindacale non sia solo quello di assistere ad un impoverimento della conoscenza linguistica: ancora una volta il problema è che la riforma ha comportato una riduzione di ore. E quindi dell’organico. E siccome il primo compito dei sindacati è difendere i posti di lavoro, un eventuale silenzio su questo fronte si rivelerebbe addirittura imbarazzante.