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La retta della mensa è troppo cara: genitore s’incatena davanti al Comune

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Troppi soldi per la retta della mensa scolastica della figlia, che frequenta l’ultimo anno della primaria. Cerca così sostegno economico rivolgendosi alle istituzioni locali, ma viene solo deriso e lui si incatena alle cancellate del Comune di residenza. L’incredibile vicenda riguarda un 36enne, capofamiglia con altri due figli, e si è svolta il 16 settembre a Givoletto, nel Torinese.
L’uomo già nei giorni scorsi aveva parlato con le maestre della scuola chiedendo loro se la figlia poteva portarsi il cibo da casa per il pranzo, “in modo da non essere emarginata”. La retta sarebbe in linea con la media nazionale: ammonta, infatti, intorno a 80 euro mensili. Una cifra per lui però non proprio sostenibile. Quando il padre, il 16 settembre, ha spiegato ad un consigliere comunale di essere in crisi per non aver ricevuto il sostegno economico desiderato, si sarebbe sentito rispondere “che poteva pensarci prima a mettere al mondo dei figli, se poi non li poteva mantenere”. La dura risposta avrebbe provocato la rabbia dell’uomo, che per una giornata si è incatenato quindi per protesta alle cancellate del Comune. La sua protesta è terminata nel pomeriggio.
Sia io che mia moglie lavoriamo – ha detto Russo – io faccio l’operatore sociosanitario e mia moglie l’infermiera professionista. Ma abbiamo tre figli, un maschio di due anni e due femmine, una di sette anni e l’altra di dieci. Il nostro problema è che non riusciamo a pagare le rette delle mense scolastiche delle bimbe, che in totale ammontano a 170 euro al mese. Per la piccola abbiamo risolto il problema trasferendola in una scuola elementare di Val della Torre, così i nonni, che abitano lì la vanno prendere a pranzo e la fanno mangiare a casa. Ma per la nostra figlia maggiore non sapevamo come fare. Io non voglio niente gratis da nessuno – ha continuato Russo – voglio solo avere la possibilità di farle portare a scuola il cibo da casa, cosa per cui mi è stato detto che non è possibile: sono stato ricevuto in Comune dalla vicesindaco, che è stata molto gentile. Mentre stavamo parlando è arrivato un consigliere comunale che mi ha detto ‘io la soluzione ce l’avrei, avete solo da mettervi il preservativo’. A quel punto – ha raccontato – non ci ho più visto, sono andato dal ferramenta ho comprato lucchetto e catena e mi sono legato“.
Decisivo, nel convincere a desistere, è stato il ruolo degli onorevoli Allasia e Cavallotto che, insieme al sindaco, hanno cercato di mediare. Per convincerlo a desistere dal gesto clamoroso, è intervenuto anche il sottosegretario Giovanardi: “mi ha invitato a partecipare dall’8 al 10 novembre alla fiera di Milano dove si parlerà di politiche familiari. Il mio problema non è stato ancora risolto e lunedì manderò mia figlia a scuola con il pranzo preparato a casa. Io – ha concluso l’uomo – chiedo solo più attenzione per le famiglie numerose come la mia che non riescono ad arrivare a fine mese“.
Senza entrare nel merito (anche se viene da chiedersi come mai la coppia di lavoratori non sia in grado, con due stipendi, di pagare una retta alla portata di tutti…), sarebbe il caso di ricordare a chi usa parole critiche per questi genitori che la scuola dell’obbligo in Italia dovrebbe essere gratuita. Pranzo compreso.