Home I lettori ci scrivono La riforma della scuola andrà in porto perchè…

La riforma della scuola andrà in porto perchè…

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La riforma della scuola, purtroppo, andrà in porto perché ci sono le condizioni favorevoli nel Paese. Anche se il personale non è d’accordo, essa incontra il favore sociale di coloro che sostengono che “a scuola non si fa niente” e che ci sono tre mesi di vacanza pagati, soprattutto delle famiglie che da tempo sono in conflitto con il personale docente (infatti, da quando le famiglie hanno avuto voce nelle scuole, è iniziata la vera perdita di autorevolezza dei professori, a causa di una forte confusione di competenze tutta “italica”).

Il paradosso è che il sindacato, storicamente più vicino a governi di centro sinistra, è il grande sconfitto di questa epoca,con un governo che poteva essere considerato amico, ma che non lo è più, in quanto la generazione dei “rottamatori” è proprio quella che partendo da Sinistra finisce a Destra, quella che vuole diritti ma che in realtà strumentalizza gli stessi per scalare la società idolatrando la necessità di un supposto “merito” che in Italia sarebbe assente.

Questo Governo ha sapientemente deideologizzato la Sinistra sintonizzandosi sulla maggioranza del Paese, che è di orientamento moderato.

Da sempre la Sinistra in Italia è minoritaria, dal dopoguerra i voti non si sono mai spostati, solo in Italia (riflettiamo!) per governare la sinistra ha avuto bisogno del centro cattolico e laico.

La massiccia diffusione della proprietà privata e del risparmio liquido, la presenza della Chiesa cattolica, spostano permanentemente il paese verso destra, con innesti massonici concorrenziali alla Chiesa (come dimostrano i referenda sul divorzio e sull’aborto, sapientemente vinti dai laici che hanno diffuso il verbo liberal-democratico).

In questa operazione il PD ha buon gioco, perché il Pdl, nonostante fosse potenzialmente più offensivo verso i diritti dei lavoratori (e comunque lo è stato), a causa delle articolazioni interne al capitalismo italiano, non unanimemente schierato su un unico fronte conservatore, doveva ricorrere alla divisione dei sindacati (ricordate la CGIL isolata?).

Con il PD non c’è bisogno, in quanto il governo ha buon gioco nella sconfitta sindacale perché può contrapporsi ad essi senza paura di perdere nulla, unificando  progressisti e moderati in un indistinto. La politica non è una scienza esatta, non risponde a teoremi infallibili, ma rappresenta dietro le sigle blocchi sociali.

Aggiungiamo anche che il sindacato negli ultimi tempi ha perso potere anche perché non ha focalizzato la sua attenzione su tutti i lavoratori della scuola e, in particolare modo, sulle condizioni lavorative all’interno degli istituti, ma si è ridotto, talvolta, a mera centrale di erogazione di servizi da parte di una pura burocrazia di  apparato, e allora ci rendiamo conto di cosa stia realmente accadendo.