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La scuola che fa pagare all’utenza i corsi di recupero

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Si tratta della proposta, considerata dal sindacato della Flc-Cgil calabrese irricevibile e addirittura illegittima, di effettuare corsi di recupero per gli alunni con carenze tali da comportare una probabile sospensione del giudizio, utilizzando gli stessi docenti della scuola, che sarebbero retribuiti attraverso un contributo economico delle famiglie degli alunni meno meritevoli. 

Una sorta di lezione privata fatta dagli stessi insegnanti della scuola, che verrebbero pagati con i soldi incassati dalle famiglie degli alunni che vorrebbero recuperare l’insufficienza in talune discipline.
Una decisione quella presa dalla dirigente scolastica di questa scuola e avallata dal Consiglio d’Istituto, che contrasta l’O.M. n. 92/2007, che recepisce i DD.MM. nn. 42/2007 e 80/2007, e stabilisce che “le attività di sostegno e di recupero costituiscono parte ordinaria e permanente del piano dell’offerta formativa che ogni istituzione scolastica predispone annualmente”, e che deve essere economicamente a carico del fondo d’Istituto della scuola e non a carico delle famiglie, che invece non devono avere nessun obbligo di versare contributi economici per tali attività.
La Flc-Cgil della Calabria fa sapere, tramite il segretario regionale dell’organizzazione Gianfranco Trotta, che il diritto al sapere libero e critico e ad una qualità formativa elevata per tutti e tutte senza disparità, è il motivo principale per cui la Flc non farà un passo indietro in questa ulteriore battaglia di civiltà.
La dirigente scolastica del liceo scientifico Fermi, invita le famiglie, si legge sul sito della Flc Cgil di Cosenza, a chiedere, nel caso non si avessero soldi per pagare i corsi di recupero, un prestito alla Banca UBI-Carime con cui ha stipulato una convenzione per finanziare prestiti a tasso agevolato. La scuola che stipula convenzioni per prestiti bancari, da fare alle famiglie, per pagare quello che dovrebbe essere un diritto costituzionale e gratuito? Questa è la domanda che nasce spontanea e a cui il ministro Carrozza dovrebbe rispondere.
Questi provvedimenti, come quello su descritto, sono i segnali evidenti, di uno Stato che considera la spesa della scuola una spesa insostenibile e cerca la soluzione imponendo sacrifici alle famiglie.