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La scuola, oggi, è l’ultima ruota di scorta della campagna elettorale

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La scuola oggi, lo possiamo dire, è l’ultima ruota di scorta della campagna elettorale.

In termini europei, potremmo parlare di integrazione dei percorsi di istruzione, di equipollenza dei titoli di studio, delle esperienze di Erasmus, è così via.

Parlo della scuola, in realtà, per parlare anzitutto della centralità della formazione delle giovani generazioni, per parlare un po’ di futuro, di questi nostri ragazzi che, in una società sempre più nelle mani dei loro padri e nonni, hanno e avranno la responsabilità di lavorare tutta la vita, senza il miraggio della pensione, per sostenere noi tutti, ex-giovani.

Sì, potrebbe dire qualcuno, se ne parla per qualche genitore violento e irrispettoso, oppure per i grembiuli invocati dal solito Salvini, che ha bisogno di inventarne una al giorno, dell’educazione civica che diventa obbligatoria. E poco più, come le promesse da marinaio del ministro ai sindacati di qualche giorno fa sull’adeguamento europeo degli stipendi.

Ma non sono, se non in parte, questi i temi essenziali, non possono essere questi.
Chi pretende di limitarsi, significa che non conosce la scuola, le sue complessità, le sue domande, i suoi bisogni., le sue necessità.

Che è come dire che non sa nulla o non si interessa dei propri figli, che non li conosce, e non ha la benché minima preoccupazione su come sarà la nostra società tra pochi anni, visti i dati demografici.

A che serve, dunque, la politica?
Eppure la politica, lo sappiamo, è imprescindibile.
A quando azioni e pensieri di verità?