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L’esame di maturità cambia, i sindacati con Fioramonti: ora cancelli i test Invalsi

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Ai sindacati piace la decisione del ministro dell’Istruzione di cambiare, seppure in corsa, due importanti fasi dell’esame di maturità 2020, in particolare la cancellazione delle buste introdotte dall’ex titolare del Miur Marco Bussetti e il ripristino della traccia scritta autonoma di Storia.

Ad esprimere apprezzamento è stata, in particolare, la Gilda degli Insegnanti, che attraverso il suo coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, ha detto che “l’eliminazione del sorteggio tra le tre buste al colloquio segna un altro punto a favore del nostro impegno per una vera buona scuola e dimostra l’importanza del ruolo svolto dalla nostra organizzazione che, oltre a essere un sindacato, è un’associazione professionale di docenti attiva in prima linea a difesa della qualità dell’istruzione”.

Gli esami non sono quiz televisivi

Secondo Di Meglio, “l’esame di Maturità rappresenta un momento solenne della carriera scolastica, e anche della vita, degli studenti e merita, dunque, il dovuto rispetto. Il provvedimento che viale Trastevere intende adottare va in questa direzione, abolendo il sistema delle tre buste, che riduceva i candidati alla stregua di concorrenti di un quiz televisivo, e il cosiddetto ‘argomentone’, che sviliva la prova orale rendendola una chiacchierata da bar”.

Torna la Storia: grande soddisfazione

“Anche il ripristino del tema di Storia alla prova scritta – dice Di Meglio – è motivo di grande soddisfazione per la Gilda che, con il convegno promosso proprio su questo argomento il 4 ottobre scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante, ha contribuito fortemente al ‘dibattito sul ruolo dell’insegnamento della Storia nella formazione dei nostri ragazzi’ di cui ha parlato ieri Fioramonti annunciando le novità dell’esame di Maturità”. ”

Basta con l’obbligatorietà dei test

Ma la Gilda va oltre. E chiede di andare a cancellare i test Invalsi, che tanti insegnanti contrastano da tempo.

“Il prossimo fronte sul quale chiediamo al ministro di intervenire – incalza Di Meglio – riguarda l’abolizione dell’obbligatorietà dei test Invalsi ancora presente nella scuola secondaria di primo grado. Si tratta di un sistema di valutazione che la Gilda ha sempre criticato, perché non tiene conto dei diversi ritmi di apprendimento degli studenti e dei differenti contesti socio-economici in cui vivono”.

Secondo Di Meglio, i test Invalsi portano tanto lavoro, aumentano la burocrazia, ma non portano risultati formativi concreti.

“Forti dei frutti raccolti finora, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – prosegue il nostro impegno in favore di un sistema dell’istruzione sempre più di qualità, che metta in primo piano le conoscenze, senza le quali qualunque competenza risulta inutile, e che alleggerisca gli insegnanti dai troppi carichi burocratici che gravano sul loro lavoro sottraendo tempo prezioso all’attività didattica”.