Home I lettori ci scrivono Lettera aperta agli “addetti ai lavori”

Lettera aperta agli “addetti ai lavori”

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Mi sembra che continui ad esserci da parte di tutte le forze sindacali e politiche una inspiegabile indifferenza verso il problema dei precari storici, mi riferisco a coloro che hanno maturato i tre anni negli ultimi otto e dell’ ingiusto trattamento ad essi riservato nel decreto impropriamente detto “salva precari” varato da questo governo, decreto che appare alquanto peggiorativo rispetto a quello varato dal precedente governo.

Le mille rivendicazioni portate avanti in questi giorni da sigle e siglette tirano in ballo problemi che certo sarebbe bene avviare a soluzione, ma trascurano o ignorano la più grossa delle possibili ingiustizie a cui darà luogo questo decreto.

Ripeto pertanto la domanda già posta in altra sede e la rivolgo a tutte le sigle sindacali, politiche e associative che continuano ad ignorarla, ma soprattutto alla grandi sigle sindacali che hanno firmato l’accordo col governo, prendendo atto che nessuna di esse si è degnata di porsi il problema: CHE FINE FARANNO I PRECARI CON TRE ANNI CHE NON SUPERERANNO I 7/10 NELLA PROVA PRESELETTIVA DEL CONCORSO STRAORDINARIO? Infatti, stando alla sentenza della Corte europea, essi dovrebbero essere stabilizzati pena sanzioni per l’Italia.

Potranno ancora essere nominati per supplenze o saranno costretti – nonostante le affermazioni di principio del Decreto Dignità – a starsene a casa come aveva brillantemente e “brigantescamente” deciso il fu governo Renzi vietando alle scuole di nominare quelli che avrebbero potuto superare i tre anni perché il governo non incorresse nella sanzione europea e fosse costretto a stabilizzarli?

Per essi nel decreto non è previsto nulla, ma vista la presenza nella maggioranza al governo di personaggi che hanno avuto a che fare col fu governo Renzi non mi stupirebbe si arrivasse al punto di ripristinare l’infausto, ingiusto, brigantesco meccanismo legale, “ammazza precari”. Faccio presente poi che nulla è previsto nel concorso ordinario per costoro, mentre nel precedente decreto era prevista per i precari storici la supervalutazione del servizio.

Tanto non per cedere alla facile, ma in fondo giustificata retorica del fatto che questi precari hanno retto e reggono la scuola e non è giusto spedirli a casa con un “ben servito”, ma sempre per lo stesso motivo: la loro “stabilizzazione” rivendicata anche dall’Europa. Poi vorrei spezzare una lancia anche a favore di altre rivendicazioni di questi giorni chiedendo una risposta anche per due altri quesiti.

Il primo: a quale logica, se non quella di risparmiare sulle spese per l’organizzazione degli esami, obbedisce questo restringimento del campo dei partecipanti al concorso straordinario e – questo non è ancora chiaro – anche dell’ordinario?

Di solito i concorsi pubblici, e così era previsto dal precedente decreto, aprono a tutti gli aventi titolo fino alla scadenza del bando, perché questo bando si ferma all’anno 2018-2019? Visti i tempi tecnici sarebbe possibile in questo caso, facendolo magari scadere entro marzo, dare la possibilità a chi compie il terzo anno di servizio nell’anno in corso di partecipare e visto anche che a quella data dovrebbero essere terminati i corsi di sostegno si potrebbero, facendo partecipare anche questi, immettere nelle scuole per il prossimo anno anche tanti insegnanti specializzati sul sostegno di cui pare ci sia, se non sbaglio, un “certo” bisogno. Il secondo quesito è il seguente.

Perché i tre anni di servizio sono considerati insufficienti alla partecipazione al concorso ordinario e i 24 Cfu invece sono considerati validi? Se proprio, in tutta onestà, si pensa che coloro che hanno acquisito i 24 Cfu siano didatticamente più preparati dei loro colleghi che si sono formati sul campo si dia almeno a questi ultimi la possibilità di acquisire i 24 Cfu nel corso dell’anno di prova come previsto nello straordinario. Altrimenti si dia loro la possibilità di abilitarsi con i PAS che invece sembra siano stati messi in una incomprensibile moratoria.

Lungi dal rimpiangere il vecchio governo, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: il Decreto del precedente governo pur non portando certo a soluzione il problema del precariato una sua logica l’aveva questo prodotto dal nuovo governo non si capisce invece a quale logica risponda.

Spero in una risposta rapida, chiara e ponderata da parte di qualche addetto ai lavori, al di fuori di polemiche politiche e nel solo interesse della scuola e delle migliaia di docenti precari che la attendono.

Giuseppe Bruno