Home Didattica Lo smartphone a scuola? Il divieto semplifica ma non educa

Lo smartphone a scuola? Il divieto semplifica ma non educa

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Perché tanta proibizione sullo smartphone? Semplice, dice un gruppo di esperti: per sua natura, lo smartphone non è uno strumento neutro, ma un ambiente che entra in competizione con tutto il resto, lezioni comprese. È una porta costantemente aperta sulla distrazione e sull’iperstimolazione. 

Tuttavia, col vietarli del tutto a scuola, si rischia di produrre una risposta semplificata a una questione complessa, considerato pure che nelle Nazioni ad alto tasso informatico, come Svezia e Finlandia, tutti gli studenti sono dotati di tablet personali forniti dalla scuola, connessi a una rete wi-fi stabile e sotto la supervisione attiva dei docenti, sfruttando l’infrastruttura pubblica che permette un uso educativo e controllato delle tecnologie. Un modello del genere potrebbe funzionare anche in Italia, ma solo se si garantisse a tutti l’accesso a dispositivi adeguati, connettività stabile e formazione specifica per i docenti. 

Contro il divieto di smartphone a scuola, si è schierata, scrive Vita.it,  una autorevole schiera di esperti, spiegando che lo smartphone è diventato ormai un contenitore delle emozioni e delle relazioni, per cui il problema non è il digitale, ma una scuola che resta analogica e trasmissiva, incapace di accogliere le sfide dell’era digitale. 

Ma non solo, lo smartphone sarebbe  per questa generazione ciò che il Pc è stato per i cinquantenni di oggi: un punto di riferimento cognitivo, un luogo del pensiero e della relazione. 

Fra l’altro, se lo smartphone fosse così pericoloso, perché è consentito  agli studenti con Discalculia, Disgrafia, Adhd grazie a un Piano Didattico Personalizzato? In realtà, si precisa su Vita.it, non è il dispositivo in sé a essere un problema, ma il contesto in cui viene usato. E se si sa usarlo bene per chi ha bisogni specifici, si può educare tutta la classe a farlo, perché può essere uno strumento didattico se si stabiliscono dei tempi in cui è presente nell’ambiente di apprendimento e tempi in cui non deve esserlo. 

Per questo, dicono gli esperti, il divieto semplifica ma non educa, mentre accettare la sfida è più complesso, riappropriandosi della tecnologia come spazio pedagogico. “Proibire è facile. Educare è molto più difficile. Ma è proprio ciò che la scuola è chiamata a fare”.