Ho atteso. Ho ingoiato la mia frustrazione giorno dopo giorno, ma oggi, dopo l’ennesimo boccone amaro, ho deciso che la mia dignità e la vita di mia figlia valgono più del silenzio.
Forse per lei sono solo l’ennesima voce che grida nel deserto delle sue riforme. Ma dietro le sue statistiche e i suoi decreti, ci sono 10 anni della mia vita spesi nelle aule, investendo soldi, fatica e speranze nelle università italiane. Dieci anni in cui ho servito le scuole con dedizione da docente precaria.
E qual è la mia ricompensa, Ministro?
Lei ha scelto di premiare l’acquisto di titoli all’estero (TFA), spesso conseguiti con discutibile facilità, a discapito di chi, come me, ha creduto nel percorso formativo nazionale. Ha svalutato il mio impegno, la mia professionalità, il mio sacrificio.
Ma l’ingiustizia più bruciante non è solo professionale; è umana. Per la prima volta in un decennio, a causa delle regole che lei ha introdotto, non ho un incarico fino a giugno.
Sono una madre single. Non sono un numero. Sono la persona che deve provvedere a una figlia che non capisce perché la sua mamma, che insegna da sempre, ora è a casa con lo stipendio azzerato.
La mia domanda non è politica; è una domanda di sopravvivenza che le pongo guardando in faccia la realtà che lei ha creato: come dovrei campare? Come dovrei mantenere mia figlia?
Le sue riforme non hanno solo toccato una graduatoria; hanno strappato la terra da sotto i piedi a una donna che ha sempre lavorato onestamente.
Mi aspetto una risposta non da un politico, ma da chi dovrebbe avere una coscienza del reale impatto delle sue scelte sulle famiglie e sui bambini.
Lettera firmata




