Home Archivio storico 1998-2013 Esami di Stato Maturità 2009 tra nuove norme e vecchi “buchi”

Maturità 2009 tra nuove norme e vecchi “buchi”

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Dopo tante polemiche la pubblicazione dell’Ordinanza ministeriale n. 40 avrebbe dovuto fare luce sulle modalità che regoleranno i prossimi esami di Stato conclusivi i corsi di studio superiori, al via il prossimo 25 giugno. Ma pur chiarendo non pochi quesiti, il testo emesso da viale Trastevere il 9 maggio mantiene dei dubbi e delle difformità su alcune questioni. Due in particolare.
Per gli studenti del quinto anno scongiurato il pericolo di introdurre l’obbligo, ad anno scolastico quasi terminato, di presentarsi con la sufficienza in tutte le materie (anche se comunque è stata confermata la norma introdotta dall’ex Ministro Fioroni attraverso il Dm 42/2007 che contempla come requisito di ammissione la media del 6), rimane il dubbio sull’inclusione del voto di condotta nella “rosa” delle materie da far valere ai fini della media finale: nell’O.M. 40 l’unico riferimento esplicito su  questo punto è che “a partire dall’anno scolastico 2008/2009, la valutazione sul comportamento concorre,unitamente alla valutazione degli apprendimenti, alla valutazione complessiva dello studente; pertanto, ai fini dell’esame del corrente anno scolastico, il voto sul comportamento incide sulla determinazione del credito scolastico riferito all’ultimo anno di corso e, in caso di ammissione per abbreviazione, su quello riferito al penultimo anno”. Se ne deduce, anche se l’interpretazione non è del tutto univoca, che il voto di condotta farà media. Ma solo dal 6 in su: il 5 in condotta, al pari delle altre annualità, comporterà l’automatica bocciatura; quindi la non ammissione alla maturità.
Detto che tra le altre novità spicca la pubblicazione dei risultati finali all’albo della scuola (chissà se il Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, avrà da dire qualcosa in merito), c’è almeno un’altra questione a tenere banco: quella della via preferenziale che continuano ad avere i candidati esterni agli esami di Stato. A sottolineare l’incongruenza è stata la Flc-Cgil: il sindacato ha ricordato che se da una parte per i frequentanti da quest’anno sarà necessaria la media del sei, dall’altra per i candidati esterni continuerà a permanere la possibilità di essere ammessi senza ammissione del Consiglio di Classe. Producendo, in tal modo, un trattamento iniquo “ancor più sostanzioso”.
L’organizzazione di Pantaleo ha spiegato come “la norma che dovrebbe porre fine a questa ingiustizia non è stata posta nella legge sulla valutazione, già approvata, ma solo nel regolamento attuativo, ancora da approvare, e quest’anno con il vincolo della media del sei per l’ammissione degli interni il vantaggio per questi esterni che non debbono sottostare a nessuna ammissione è fuori discussione”.
Il sindacato di via Leopoldo Serra fa ricondurre questa incongruenza ad un vero e proprio “svarione del Parlamento che nell’approvare la legge 1/2007, emendando la legge 425/97 (la quale a sua volta aveva abolito l’ammissione all’esame), aveva modificato la parte sui candidati interni ma si era dimenticato della parte sui candidati esterni. Il rimedio era stato inserito nel cosiddetto disegno di legge Bersani Ter, ma quest’ultimo – continua la nota sindacale – fu successivamente diviso in due provvedimenti: il decreto ministeriale 248 (convertito in legge con urgenza) e il disegno di legge 1848. L’articolo che doveva rimediare allo svarione rimase in quest’ultimo provvedimento che però non fu approvato prima dello scioglimento delle Camere”.
Una coincidenza che però per la Flc-Cgil non può essere utilizzata come alibi: se per il sindacato l’attuale vantaggio ai privatisti si deve senz’altro agli “estensori dell’ordinanza”, bisogna chiedersi anche “come mai nessuno né nel Ministero né nel Parlamento abbia ritenuto questa faccenda degna dell’urgenza attribuita ad altri provvedimenti che hanno potuto godere di una rapida attuazione per decreto. E che non si tratti di quisquilie – continuano da via Leopoldo Serra – può essere certificato dal fatto che lo scorso anno la mancata ammissione all’esame di Stato per gli alunni interni (circa il 5% dei frequentanti con buone probabilità che quest’anno si incrementino e nemmeno di poco n.d.r.) costò un numero di bocciature più alto degli esami stessi e complessivamente un raddoppio dei tassi di bocciatura rispetto all’anno precedente”.
Ora, per completezza va anche detto che, grazie alle nuove disposizioni che hanno reso più difficile diplomarsi attraverso le scuole paritarie, dallo scorso anno il numero di candidati esterni (selezionati dagli uffici scolastici regionali e non più dai singoli istituti) è precipitato: nel 2008 si presentò agli esami un terzo in meno di privatisti: gli esterni furono 24.885, il 5% del totale (496.637), 6.412 in meno rispetto all’anno scorso (erano il 6,3%) e 11.417 in meno rispetto a due anni prima, quando era ancora in vigore la precedente normativa.
Ma il “buco” normativo va sistemato. Senza più indugi. Se infatti dovesse permanere in vita, nel 2010 potrebbe rappresentare un pericoloso “salvagente” anche per gli studenti frequentanti meno preparati: “costituirà, attraverso il meccanismo del ritiro dalle lezioni entro il 15 marzo, un escamotage per aggirare il mancato recupero dei debiti, così come già oggi consente a chiunque di aggirare il giudizio di ammissione”, denuncia sempre il sindacato di Pantaleo. Determinando così, nell’ingiustizia, una scorciatoia anche per i candidati interni: una par condicio di cui la scuola farebbe bene a sbarazzarsi prima di subito.