Home I lettori ci scrivono Maturità 2019, sintomo della cancrena che corrode la scuola

Maturità 2019, sintomo della cancrena che corrode la scuola

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L’esame di maturità, atto finale dell’itinerario scolastico superiore, è l’oggetto delle analisi e delle critiche cui i mezzi d’informazione hanno dato ampio rilievo.

Le nuove modalità operative sono vagliate. L’origine e il senso dell’accertamento sono fuori scena: un inequivocabile indizio della superficialità e dell’inconcludenza che avvolgono i problemi dell’istituzione scuola.

“Ago della bilancia” è il significato latino della parola “esame”.

Una bilancia a due piatti appare sulla scena: il primo contiene gli elementi campione, il secondo quelli da valutare.

L’ago della bilancia segnala la distanza intercorrente tra l’atteso e l’accertato.

Cosa ha messo sul primo piatto della bilancia il legislatore?

Si trascrivono alcuni “obiettivi formativi prioritari” elencati nella legge 107/2015: “Prevenzione e contrasto della dispersione scolastica”; “Valorizzazione della scuola come comunità attiva”, “Apertura pomeridiana delle scuole”, “Riduzione del numero degli studenti per classe” …. traguardi che mostrano come la scuola sia, per il parlamento, un oggetto misterioso.

Come ha reagito Marco Bussetti alle corbellerie de “La buona scuola”?

Il ministro dell’istruzione ha fatto cadere nel vuoto il madornale errore; ha difeso l’esame dicendo: “Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad affrontare le prove, a faticare per superare la crisi, altrimenti non cresceranno mai. La vita ti dà problemi e ti chiede di risolverli”.

Asserzione che decodificata diventa: “Ragazzi, abbassate la testa e obbedite. Organizzeremo giornate per simulare le prove, così vi preparerete per l’esame”.

Come hanno agito le commissioni d’esame?

Si rispolveri la legge 119/69, norma che specifica puntualmente il mandato conferito alla scuola e agli esaminatori: porta che apre al concetto “competenza”.

Ai consigli di classe era stato affidato il compito di certificare il livello della conoscenza posseduto dagli studenti; alla commissione d’esame, che operava sulla scorta di quanto dichiarato dalla scuola, si chiedeva la “valutazione globale della personalità del candidato considerata con riguardo anche ai suoi orientamenti culturali e professionali”.

Le commissioni d’esame non hanno onorato il mandato ricevuto: le capacità, le abilità e gli orientamenti degli studenti non sono stati l’oggetto degli accertamenti.

 

Enrico Maranzana