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Maturità 2025, la parola “Rispetto” tanto cara al Ministero: per i docenti, per l’altro per l’istituzione scolastica

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Alla Maturità 2025, tra le proposte della prima prova scritta, spicca la traccia B2 del tema argomentativo, dedicata al significato della parola “rispetto”. Un termine che l’Istituto Treccani ha scelto come parola dell’anno 2024 e che il Ministero dell’Istruzione e del Merito sembra voler fare proprio nel suo ministero. Non a caso, il rispetto è un concetto chiave che percorre trasversalmente le più recenti Linee guida per l’Educazione civica (2024) e le nuove Indicazioni nazionali (2025), dove compare più di un centinaio di volte, a marcare la centralità di questa parola.

La traccia proposta agli studenti nasce da una riflessione del giornalista Riccardo Maccioni, pubblicata su Avvenire, e invita a interrogarsi sul valore del rispetto come collante delle relazioni umane, come antidoto alla violenza verbale, all’indifferenza, alla rottura del legame sociale. È una scelta che suona quasi come un messaggio politico ed etico del Ministero stesso, in un momento storico in cui gli episodi di bullismo, le aggressioni verbali e fisiche contro i docenti, le mancanze di cura nei confronti dell’ambiente scolastico si moltiplicano e destano crescente allarme.

Del resto, già nella premessa alle Indicazioni nazionali si legge con chiarezza: “Il rispetto è, dunque, un valore civile fondamentale […] anche il traguardo di sviluppo di una mente flessibile, generosa, non narcisistica”.

Non si tratta più solo di “insegnare” il rispetto, ma di costruirlo. Le scuole sono chiamate ad educare alla relazione, all’empatia, alla valorizzazione delle differenze, in un tempo in cui la tentazione di giudicare e denigrare è forte e amplificata dai social media e dai linguaggi della nuova generazione.

Sempre nelle Nuove Indicazioni Nazionali è possibile leggere quanto il rispetto sia un valore che coinvolge non solo gli studenti, ma anche le relazioni scuola-famiglia, troppo spesso conflittuali. Il tema dell’autorità docente e del rispetto per l’istituzione scolastica emerge poi con forza in un passaggio che richiama alla responsabilità educativa collettiva: “Danneggiare una scuola, offendere un insegnante, non sono solo azioni eticamente riprovevoli, ma i segni preoccupanti di un cedimento valoriale”.

Da tutto ciò si comprende quanto la scelta della parola “rispetto” come traccia di esame non sia casuale. È un manifesto del Ministero, un’esortazione pubblica ai ragazzi, alle famiglie, agli insegnanti. Un invito a rimettere al centro quella “colla” delle relazioni umane di cui parla Maccioni: il guardare di nuovo, il fermarsi prima del giudizio, il prendersi cura, come antidoto alla frammentazione sociale e all’imbarbarimento dei rapporti.