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Maturità intascata, e ora? Due diplomati su tre non sanno cosa fare: il lavoro degli orientatori alle superiori non sembra ancora dare frutti

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Grazie ai progetti Pnrr, nell’ultimo biennio il ministero dell’Istruzione e del Merito ha stanziato centinaia di milioni di euro per gli orientatori nelle scuole superioriben 267 milioni solo nell’anno in corso se si considerano anche i docenti tutor – , ma sul fronte delle scelte post maturità i risultati, pur essendo positivi, ancora non risultano entusiasmanti. Indagando tra gli oltre 500mila studenti che hanno conseguito il diploma di secondaria superiore, appena il 29%, meno di uno su tre, ha le idee chiare sul percorso da intraprendere: la scelta tra mondo del lavoro, studi universitari o specialistici risulta ancora tutta da definire, insomma, anche con la maturità alle spalle. La percentuale è inclusa nell’annuale Osservatorio “Giovani e Orientamento”, realizzato da Skuola.net in collaborazione con Gi Edu, la divisione di Gi Group che affianca docenti e studenti per rispondere alle esigenze di orientamento di scuole e università, che ha raccolto il parere di 1.000 neodiplomati sulle loro prospettive post diploma.

Secondo i ricercatori, l’indecisione su cosa fare dopo la maturità scaturisce da un mismatch delle competenze apprese rispetto a quelle richieste dal mondo del lavoro. I dati mostrano un miglioramento rispetto al 2023, del 30%, di coloro che hanno le idee chiare, mentre rispetto al 2024 si assiste a una riduzione del 10% di coloro che hanno paura di finire nel vicolo cieco dei Neet, cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività formative.

Fondazione Gi Group ha realizzato in merito un laboratorio permanente – chiamato Dedalo – che monitora costantemente il fenomeno.

Secondo gli organizzatori della rilevazione, “ad imprimere questa svolta – ancora timida ma concreta – registrata dall’Osservatorio dopo anni in cui il tasso di indecisi restava tristemente alto e stabile, potrebbe aver contribuito in modo decisivo l’ultima riforma dell’orientamento scolastico, in vigore dal 2023, che prevede almeno 30 ore annue obbligatorie di attività di affiancamento per gli studenti delle classi finali delle scuole secondarie di secondo grado. Certo, il lavoro da fare – e questo è un bene in ottica di miglioramenti attesi in futuro – resta parecchio”.

“La recente riforma dell’orientamento, con l’introduzione di docenti orientatori e tutor, assieme all’obbligo delle 30 ore annuali dedicate al tema, ha sicuramente rivitalizzato un ambito che la scuola ha ben presente ma che in molti casi fatica a sviluppare – ha spiegato Alessandro Nodari, Candidate Management & Employer Branding Senior Director di Gi Group -: per questo non sorprende che circa la metà dei maturandi non sia soddisfatta delle attività di orientamento svolte e conviva con la preoccupazione di finire per non avere prospettive di studio o di lavoro”.

A questo proposito, un’altra ricerca di Gi Edu, questa volta in collaborazione con Fondazione Anp, l’Associazione nazionale presidi guidata da Antonello Giannelli, ha coinvolto 300 dirigenti scolastici e ha rilevato che il 90% dei capi d’istiuto raccontino che nel proprio istituto l’orientamento si limita ancora soprattutto a momenti informativi, spesso generici.