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Mensa scolastica, parla il sindaco di Montevarchi: “Tanti hanno parlato a sproposito, ora tutti pagano regolarmente”

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Nei giorni scorsi era divampata la polemica sul provvedimento del sindaco di Montevarchi (provincia di Arezzo), Silva Chiassai, di voler punire i genitori che non pagano la retta per la mensa scolastica. Nonostante numerosi richiami del Comune alle famiglie inadempienti, il problema non si era risolto. Così si è passati alla differenziazione dei pasti per chi non pagava: pane, olio e frutta. Il caso era diventato di rilevanza nazionale e la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, aveva parlato di “vergogna” e di essersi subito adoperata per risolvere la situazione.

Il centrosinistra si è schierato contro la sindaca sostenuta da una maggioranza di centrodestra. Adesso la mensa a Montevarchi la pagano tutti e lo stesso vale per i trasporti scolastici.

A La Nazione parla il sindaco della città toscana. A distanza di qualche giorno, forte del risultato, ribatte punto per punto alle critiche definite “pura strumentalizzazione politica”.

“Su 1738 famiglie, ben 717 non pagavano e alcune avevano accumulato debiti anche per duemila euro. In maggioranza benestanti, non saldavano il conto nella certezza che non avremmo mai controllato. Chi davvero ha bisogno è stato tutelato e, anzi, con il nuovo regolamento della carta prepagata sono emerse sacche di disagio sulle quali il Comune è prontamente intervenuto. Gli altri sapevano bene che alla scadenza avrebbero avuto 30 giorni per mettersi in regola, e i pasti assicurati, e che al giorno 31 sarebbe scattata la sospensione del servizio. Hanno deciso di ignorare i nostri inviti, via mail e sms, a pagare o a fornire un pasto domestico al figlio. Tavoli separati? Smentisco le affermazioni di preside e maestre. Non c’erano elementi ostativi alla permanenza dei ragazzi al loro posto abituale. Mi accusano di aver affamato gli studenti. Ricordo che abbiamo tutelato i minori fornendo un pasto sostitutivo, concordato con la dietista. Comunque, se avessi attuato fino in fondo il provvedimento la colpa sarebbe stata dei genitori e non del comune. Auspico che la vicenda possa servire per trasformare la refezione scolastica da servizio a domanda a servizio essenziale, così da non creare differenze tra i bambini”.