
Competenze tecniche necessarie ma non sufficienti per avere successo in un mondo del lavoro in continua evoluzione.
Le abilità legate alla personalità, alla propria esperienza di vita, il problem solving, la capacità di lavorare in team sono solo alcune tra le maggiori capacità richieste da chi assume e decide gli avanzamenti di carriera nelle aziende.
L’importanza delle soft skills
Parliamo delle famigerate soft skills, termine che risale al lontano 1918. La sua paternità sembra sia attribuibile all’ingegnere e consulente del Dipartimento della Guerra Usa, Charles Riborg Mann, il quale in uno studio intitolato “A Study of Engineering Education”, analizzò le qualità che contribuiscono al successo nel campo dell’ingegneria, sottolineando l’importanza delle competenze interpersonali. Secondo lo stesso Riborg Mann l’’85% del successo professionale deriva da competenze trasversali (soft skills), mentre solo il 15% è attribuibile a competenze tecniche (hard skills) (fonte Agenda Digitale)
La formazione 5.0 ha introdotto non a caso un nuovo modello per lo sviluppo delle competenze aziendali, combinando innovazione, sostenibilità e welfare con il supporto di tecnologie fortemente innovative come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale e strumenti di business analytics. Rispetto al precedente modello che si concentrava già sull’adozione di tecnologie digitali questo nuovo paradigma rappresenta un ulteriore passo in avanti perché si basa sull’ecosistema tra apprendimento ed innovazione in cui si intrecciano insieme l’intelligenza artificiale, l’automazione e la realtà virtuale.
Le soft skills rappresentano un insieme di competenze personali, sociali e comunicative che determinano come una persona interagisce all’interno di un ambiente lavorativo, ed includono di conseguenza le capacità interpersonali e comportamentali, come la comunicazione, la flessibilità e il lavoro di squadra, la tendenza a risolvere problemi e a gestire lo stress soprattutto davanti ad obiettivi sfidanti. Sono legate a queste competenze sia l’intelligenza emotiva che proprie capacità personali, relazionali e sociali.
Rispetto alle competenze tecniche chiamate hard skills specifiche e verticali e quindi anche facilmente misurabili basti pensare ad una lingua straniera, le soft skills sono trasversali ed indipendenti dall’ambito specifico in cui si opera e pur essendo ormai ritenute fondamentali non sono misurabili e quantificabili almeno nell’immediato.
Il difficile ruolo della scuola
La scuola come si sta muovendo per allenare le capacità legate alle soft skills e fornire personale preparato alle aziende?
La scuola ha come obiettivo principale l’arduo compito di dotare ogni ragazzo delle competenze necessarie per permettergli una vita lavorativa soddisfacente quindi tra queste ci sarebbero anche le competenze trasversali.
L’Unione Europea sottolinea, da anni, la centralità degli enti formativi di ogni ordine e grado chiedendo di incentivare l’integrazione di metodi di insegnamento sempre più centrati su tale obiettivo. In particolare è con laRaccomandazione del Consiglio dell’Unione Europeadi maggio 2018 in cui si richiede di assicurare il diritto all’istruzione e di fare una sorta di upgrade, inserendo nuovi metodi che permettano lo sviluppo a 360 gradi dello studente
Alcune capacità andrebbero sviluppate fin da piccolo, fare dei corsi in età adulta è solo un rimedio ma non la soluzione. Quindi gli esperti dicono che l’ideale sarebbe quello di partire fin dalla scuola dell’infanzia. In Italia a parte qualche esperimento i cui risultati non hanno dati particolari esiti positivi, la prima vera introduzione nella formazione delle soft skills è stata l’introduzione all’interno degli INVALSI, test per la verifica delle abilità organizzative degli studenti, la motivazione, le attribuzioni relative al successo.
Partendo quindi dalla Primaria l’obiettivo della scuola dovrebbe essere quello di sollecitare i bambini allo sviluppo delle capacità trasversali, attraverso attività ludico-creative. In questo caso ogni componente della classe si troverà in situazioni realistiche da risolvere come dei veri e propri problemi. In base alle risposte fornite sarà possibile sviluppare un nuovo modo di vedere le cose e di pensare. Ovviamente è necessario continuare a lavorare su questi aspetti anche negli anni successivi contestualizzando la metodologia all’età degli studenti.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il ruolo dell’alternanza scuola lavoro dove i ragazzi potrebbero crescere il loro potenziale stando a stretto contatto con dei professionisti. Per questo motivo è importante incentivare l’esperienza dei ragazzi offerta dall’’alternanza scuola lavoro perché si ha in questo modo la possibilità di unire la pratica alla teoria. Per lo stesso motivo gli ITS hanno molto successo con alti livelli di occupazione dopo il percorso di studi.
In conclusione, in un contesto di mercato in continua evoluzione, con tante professioni nuove e tante ancora che nasceranno grazie o per causa dell’evoluzione tecnologica, gli strumenti del mestiere da mettere nella borsa di ciascun studente si chiamano soft skills.