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Merito e Premio: due nani nei meandri del ciclope Pubblica Amministrazione

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Merito e premio nella pubblica amministrazione: due parole magiche ,due bacchette magiche che dovrebbero riportare il valore dell’impegno e della “produttività” nel settore pubblico, in definitiva il valore del lavoro, sanandolo miracolosamente dalle sue ataviche inefficienze. La Pubblica Amministrazione è una delle macchine organizzative più complesse che uno Stato ha e alla quale lo Stesso ricorre per svolgere le sue funzioni fondamentali.

I suoi ingranaggi ,sempre più numerosi e concatenati , sfuggono alla fine alla semplice comprensione e alla efficace gestione a causa della somma delle molteplici norme varate nel tempo per il suo funzionamento e per il suo adattamento alla realtà che cambia. Anche le istituzioni scolastiche, ai sensi del dlg 165/2001, fanno parte dell’amministrazione pubblica.

Qualche anno fa il legislatore è intervenuto di nuovo nell’arduo compito di regolare il funzionamento della Pubblica Amministrazione con il Dlg 150/2009, meglio conosciuto come riforma Brunetta, introducendo i principi di PERFORMANCE, MERITO E PREMIO.

Tale riforma è parsa subito di difficile applicazione per le scuole, dovendo conciliare valutazione e libertà d’insegnamento, efficacia produttiva e criteri obiettivi per misurare un prodotto di carattere intellettuale. Oggi la legge 107/2015 ritorna specificamente per la scuola sul tema del merito e del premio per un’amministrazione efficace ed efficiente.

Una vera sfida che non si sa ancora come finirà. A me pare ,però, importante sottolineare che non è possibile procedere a una corretta VALUTAZIONE e a GIUSTI PREMI se non si affronta prima un problema sottovalutat , ma purtroppo presente nella Pubblica Amministrazione: IL MOBBING, ovvero quella serie di azioni e comportamenti da parte di alcuni che tendono a isolare ed accerchiare simbolicamente un soggetto preso di mira ,fino a costringerlo ad allontanarsi (dimissioni per esaurimento psico-fisico).

In un sistema organizzativo come quello della pubblica amministrazione, dove svolgere il proprio dovere può essere qualche volta (per essere buoni) un’impresa eroica, anche per compiti minimi, non si può procedere a valutare, comunque a mettere su comitati di valutazione, se prima non si è provveduto a creare un ambiente di lavoro sano ed rispettoso delle regole condivise oltre che delle norme contrattuali.

La qualità delle condizioni di lavoro e la preoccupazione ,da parte di chi ne ha potere e dovere ,di attivare tutte le azioni necessarie per assicurare il buono stato fisico e psicologico del lavoratore, comprese quelle azione atte a prevenire comportamenti mobbidici ,sono premesse ineludibili affinché tutti i lavoratori possano svolgere il meglio possibile il loro lavoro e dimostrare la propria efficienza ,senza essere ostacolati o boicottati.

Non c’è ancora una legge sul mobbing. Purtroppo!! Si potrebbe pensare comunque a “comitati antimobbing” e non solo a comitati di valutazione!