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Merito, Frassinetti (FdI): “Non bisogna averne paura. I docenti siano formati per gestire il confronto con la valutazione”

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Oggi, 28 novembre, si è svolto a Milano il convegno nazionale di Dirigentiscuola organizzato in collaborazione con l’ente di formazione ATHENA DISCONF e moderato dal giornalista Paolo Ferrario, al quale hanno partecipato, tra gli altri, la sottosegretaria al Ministero dell’istruzione e del merito, Paola Frassinetti, il presidente nazionale dell’associazione dei presidi Attilio Fratta e Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in malattie professionali del personale scolastico.

Il concetto di merito vale anche per i docenti?

Al centro del dibattito il concetto di merito, che tiene banco da tempo, inserito nella denominazione ufficiale del dicastero di Viale Trastevere.

Per Fratta è positivo riflettere sul merito, anche per quanto riguarda i docenti: “La nuova denominazione del Ministero ha scatenato le reazioni della politica ma è un bene che si torni a discutere di merito. Quando si parla di merito bisogna parlare anche del corpo docente e dei dirigenti, non solo degli alunni. Il merito deve essere accompagnato anche dal benessere del personale scolastico”.

Della stessa opinione è la Frassinetti, che si è scagliata contro le polemiche sul merito e che si è concentrata sul valore della formazione: “Il merito è stato aggiunto all’istruzione sollevando grandi polemiche ma è una parola di cui non aver paura”, ha esordito.

“Bisogna alzare nuovamente l’asticella della preparazione, partire tutti dalle stesse condizioni e poi i più meritevoli possono andare avanti. Nella vita il confronto con la valutazione arriva e bisogna essere preparati a gestirla anche attraverso la formazione, per quanto riguarda la classe docente e dirigente. Questa legislatura inizia con le migliori intenzioni, i fondi del PNRR non devono essere vanificati, sia nell’edilizia scolastica che negli altri campi di indirizzo”, ha aggiunto.

Narrazione alternativa: come conciliare merito e inclusione?

Per Francesco Nuzzaci, cultore di diritto scolastico: “La questione merito è incandescente. Noi conosciamo il significato di merito come lotta per emergere con conseguente abbandono di chi non ce la fa. Vediamo se è possibile costruire una narrazione alternativa attraverso la Costituzione: l’art.34, la scuola è aperta a tutti. Il merito è l’altra faccia della selettività. I gradi più alti degli studi sono accessibili solo a chi si dimostra capace e meritevole. Tutti però devono essere messi in grado di accedere all’istruzione. Come la scuola può essere utile e inclusiva e garantire le eccellenze facendo in modo che le eccellenze non coincidano con le classi più elevate? La scuola deve essere in grado di realizzare l’uguaglianza sostanziale, rimuovendo i divari dato che è espressione della Repubblica”.

“La scuola – secondo Alessandro Mariani, professore ordinario di pedagogia generale e sociale dell’Università di Firenze – ha bisogno di un’attenta analisi e non di slogan. Il sapere pedagogico coglie le varie sfumature. Merito è ottenere, guadagnare attraverso un’attiva partecipazione del soggetto in un contesto scolastico. Il vero merito utile oggi è quello della cultura generale e quello della vocazione. Ci vogliono curricula personalizzati che consentano di utilizzare le capacità di ciascuno, incontri di studio, prove personalizzate, in un percorso che faccia però crescere la comunità e non solo l’individuo. Merito inteso democraticamente rivelando interessi, capacità, vocazioni in una cultura che può anche orientare grazie a un rapporto educativo dialogico”.

La professione degli insegnanti è usurante?

Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in malattie professionali del personale scolastico, nel suo intervento ha spiegato che la professione degli insegnanti è molto usurante. “C’è una differenza di genere sulla suscettibilità depressiva? Sì, la donna è 2,5 volte più suscettibile a causa del lavoro, l’insegnamento. Ci sono delle malattie professionali tra gli insegnanti che vanno riconosciute. La prevenzione migliore è informare il corpo docente su quelle che sono le patologie a rischio”, ha spiegato.