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Mobilità, chi finisce su ambito territoriale ci rimane per un triennio

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Gli ambiti territoriali e la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici entrano a fare parte del sistema scolastico a tutti gli effetti. Infatti queste nuovi istituti giuridici, cardini principali della legge 107/2015, modificano sostanzialmente i meccanismi della mobilità territoriale, professionale e annuale. Entro la fine di febbraio, gli USR di tutte le regioni d’Italia, pubblicheranno la costituzione territoriale degli ambiti della loro regione. Chi finirà sugli ambiti territoriali? Si incomincia con gradualità, anche per l’argine posto dai sindacati, che hanno cercato di scongiurare questa eventualità, ma ci sono riusciti solo in parte.

I primi a finire su gli ambiti territoriali, senza avere altre opportunità, saranno i docenti neoassunti nella fase B e C. Anche i docenti della fase 0 e A, che volessero chiedere trasferimento interprovinciale, finirebbero in un  ambito della nuova provincia richiesta. Su ambito rischiano anche di finire i docenti entrati in ruolo entro il 2014 e coloro che chiedono la mobilità professionale (passaggio di ruolo e di cattedra), se non riescono ad avere trasferimento in una scuola del primo ambito scelto. Evitano con assoluta certezza il pericolo di finire su ambito territoriale, i docenti che si spostano da una scuola ad un’altra dello stesso comune e che si spostano da una scuola ad un’altra della stessa provincia.

 

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Inoltre evitano la confinazione in un ambito i docenti che chiedono rientro, all’interno dell’ottennio, nella scuola di ex titolarità, i nuovi docenti individuati come soprannumerari, i docenti DOS e i docenti che chiedono il rientro o la restituzione ai ruoli di appartenenza. Ma quali inconvenienti  ci potrebbero essere qualora si finisse in un ambito territoriale? Il primo inconveniente sarebbe la perdita definitiva della titolarità su una scuola. Infatti chi finisce in ambito avrà l’opportunità di ricevere delle proposte di assunzione per un periodo triennale. Il secondo inconveniente è quello di rimanere titolare dell’ambito per un triennio. In sostanza chi entra in un dato ambito nel 2016, ci rimarrà per i prossimi tre anni scolastici (2016/2017; 2017/2018; 2018/2019).

In buona sostanza si profila per costoro una mobilità triennale e non più annuale. Resta salva comunque almeno per adesso l’istituto delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. Si dovrà definire se tali utilizzazioni e assegnazioni provvisorie saranno su scuola o su ambito territoriale. La proposta è che siano su ambito. Ma allora sorge spontanea una domanda: “si passerà da una mobilità annuale a una triennale?”.  Tutto è possibile!

 

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