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Mobilità, Turi (Uil): l’accordo per il passaggio dagli ambiti alle singole scuole rimane in piedi

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La mobilità del 2016 si ricorderà, probabilmente, per essere stata la più incerta e complicata della storia della scuola pubblica italiana.

L’attuazione delle norme introdotte dalla Legge 107/15 si è rivelata più complessa di quanto pensasse il legislatore. Soprattutto perché nell’introdurre gli ambiti territoriali non si è pensato alle tante “facce” di cui si compongono gli organici della scuola. Dal confronto con i sindacati è così uscito fuori un anno di transizione. Che ha “salvato” gli assunti sino al 2014 e permesso anche a tutti i neo-assunti della Buona Scuola di accedere all’assegnazione provvisoria.

Ora, però, rimane da giocare la partita più difficile: quella della sequenza contrattuale che dovrebbe regolare la chiamata diretta. Le due parti, sindacati e Miur, rimangono lontane. I primi chiedono, visti i tempi ristretti, di posticipare il tutto al 2017 o, almeno, di graduare le posizioni dei tanti docenti terminati negli ambiti. Dall’altra parte, l’amministrazione sinora si è mostrata riluttante a qualsiasi ipotesi che privi i dirigenti di attuare la chiamata diretta senza paletti.

Ne abbiamo parlato con Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, tra i sindacalisti in prima linea, in questi ultimi mesi di trattative, per trovare una soluzione favorevole agli oltre 200mila lavoratori coinvolti nella mobilità 2016.

 

Dopo i trasferimenti, avete portato in porto anche un’altra scommessa che ai più sembrava persa: utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie del 2016 rimarranno immutate, superando quanto previsto dalla Legge 107/15. Come avete fatto a convincere il Miur?

Semplicemente perché si è reso conto dei buoni risultati raggiunti nel primo tempo della mobilità e che il metodo della contrattazione è lo strumento moderno ed efficace per risolvere i complessi processi di gestione del personale: è bene ricordare che stiamo parlando di un milione di persone. La legge è troppo rigida per farlo, con buoni risultati.

 

Ora, però, arriva la “partita” più difficile: quella della chiamata diretta. O no?

Sì, è il ‘terzo tempo’ della partita mobilità: dobbiamo essere in grado di fare cadere gli steccati ideologici, da ambo le parti e pensare al bene supremo che è quello di fare funzionare al meglio il sistema scolastico.

 

Cosa vi ha detto il sottosegretario Davide Faraone quando vi siete incontrati?

Che è interessato ad applicare la Legge 107, come sua missione politica. Ma, contemporaneamente, ha lasciato aperto il dialogo e la possibilità di chiudere un accordo sulla sequenza che riguarda il passaggio dagli ambiti alle singole scuole.

 

Ma perchè Faraone non è intervenuto a mediare, come invece fece ad aprile con il contratto sulla mobilità?

A me risulta che la trattativa sia in piedi e quindi vi è lo stesso metodo ed approccio a ciò che ho definito il ‘primo tempo’ di una partita complessa a cui l’onorevole Faraone ha dato un apporto determinante.

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Turi, come vi comporterete se, invece, il Miur non volesse venire incontro alle vostre richieste, autorizzando i dirigenti scolastici a scegliere il suo staff di docenti su una parte dei posti vacanti?

Anche questa volta ci facciamo trovare uniti. Anche con la Gilda che ha firmato il ‘secondo tempo’ della mobilità, quella annuale. Insieme vogliamo rappresentare gli interessi dei docenti e dei dirigenti, fuori da scontri ideologici; con questo approccio, non possono che prevalere le ragioni della scuola, quella reale e non le scaramucce ideologiche politiche o sindacali che siano.

Ovviamente i contratti si fanno in due e se non ci sarà un accordo, il Miur dovrà agire con provvedimenti unilaterali e noi siamo convinti e i fatti lo confermano, che con le circolari non si governa il mondo complesso della scuola.

 

Parliamo dell’inizio del prossimo anno scolastico: non le pare che con la chiamata diretta ancora da definire e i trasferimenti che si concluderanno alla vigilia di Ferragosto, c’è il rischio concreto di partire senza tutti i docenti al loro posto?

È proprio ciò che le dicevo prima. Il mondo della scuola è un mondo caratterizzato da una specifica complessità che si è caricata ulteriormente con le procedure della Legge 107 e le risposte non possono essere semplici o semplicistiche. Se si segue il metodo della contrattazione si trovano le mediazioni per un sistema condiviso che (ri)attiva e (ri)motiva tutte le risorse interne alla scuola. Che sono tante. Viceversa, con il sistema burocratico delle circolari, a mio parere si rischia di dare spazio a confusione e ritardi. Che ricadrebbero sul buon funzionamento delle scuole.

 

Ma perché si finisce ogni anno con il fare lo stesso errore? Gli studenti e le famiglie non dovrebbero valere di più della burocrazia?

È quello che penso. La scuola deve rispondere alle famiglie, agli studenti e solo attivando i sistemi di partecipazione, insiti in sistemi complessi, come quello delle scuole autonome che rappresentano l’offerta formativa dello Stato, è possibile farlo. Molti confondono la scuola con un ufficio pubblico che può essere amministrato con i sistemi burocratici e le circolari che funzionano, anche bene, quando si tratta di procedure, di pratiche. Tutto questo non può essere attuato, però, quando si tratta di milioni di persone: stiamo parlando di dirigenti, docenti, personale Ata, genitori e studenti. Che vanno coinvolte e motivate.

 

Se la sente di fare una previsione sul regolare avvio delle lezioni a settembre?

Vedrà: il buon senso e la ragione, alla fine prevarranno.

 

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