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Nel fango. Per aiutare e capire

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Il maltempo ha sconvolto in questi giorni l’Italia centro-settentrionale. Non solo Genova, ma anche altre città hanno subito gravi danni. Come Parma alle prese con l’esondazione del torrente Baganza e un’enorme ondata di fango.

In questo scenario di emergenza è da segnalare la bella iniziativa del Liceo Scientifico “Attilio Bertolucci”. I ragazzi hanno aiutato i soccorritori dando una grande dimostrazione di senso civico ripulendo cortili, svuotando cantine, sgombrando garage e aprendo vie tra il fango per permettere alle auto di uscire.

 

Di seguito il racconto realizzato da nove ragazzi del Liceo Bertolucci su queste terribili giornate alle prese con il fango.

 

“Io lo so che non sono solo anche quando sono solo…”. Spalando tra via Varese, via Navetta e via Montanara abbiamo riascoltato in una nuova prospettiva la canzone di Jovanotti e il collegamento con il suo titolo: “Fango”.

Fango è ciò che resta dopo l’alluvione di Parma. Il non restare soli è la necessità: per chi ha perso molto o tutto, per chi ha voluto dare una mano.

Un giro su WhatsApp è bastato per organizzare la task force della 4E in versione “angeli del fango”, per qualche insegnante solo “del fango”. Tute, stivali e guanti di gomma. Bastava camminare perché saltassero all’occhio i bisogni: ripulire cortili, svuotare cantine, sgombrare garage, aprire vie tra il fango per permettere alle auto di uscire.

Per i volontari i compiti riguardavano soprattutto l’aiuto ai privati. Sulle emergenze degli edifici pubblici, come quella delle Piccole Figlie, lavoravano i mezzi e i volontari della Protezione Civile. In qualche caso la divisione ci è sembrata troppo rigida, perché alcuni mezzi erano sottoutilizzati e invece avrebbero potuto

C’era sconforto, anche rabbia, tra i cittadini colpiti. Ma soprattutto tanta voglia di fare e di uscire dall’emergenza per ricominciare la vita di ogni giorno. “E’ da buttare, è da buttare…”, era questa la sconfortante litania quando mostravamo gli oggetti infangati ai proprietari. Ma tra loro e i giovani volenterosi, arrivati anche dalla provincia, si è creata quella solidarietà che in questi casi aiuta la speranza.

E ce ne sarà bisogno. Perché solo sul posto ci si rende conto della gravità di alcune situazioni che, a poche centinaia di metri non si vedono né si potrebbero immaginare. Ad esempio, il cortile del poliambulatorio delle Piccole Figlie è ancora colmo d’acqua, con le auto che galleggiano come barchette in una vasca.

Ascoltando le persone colpite ci siamo fatti un’idea sulle cause e su come questa situazione poteva essere evitata, completando le informazioni già apprese dalla stampa. La prima causa, già da anni oggetto di polemiche, è la mancata costruzione della cassa di espansione per il Baganza. Un secondo fattore, per qualcuno determinante, è stata la presenza di alcuni container abusivi lungo il torrente che avrebbero dovuto essere rimossi da tempo. Infatti, durante la piena, sono stati trascinati verso il ponte della Navetta, distruggendolo e, insieme alle macerie, facendo da tappo all’acqua nell’impatto col ponte successivo.

In questa situazione non ha certo aiutato la mancanza di preavviso alla popolazione delle zone coinvolte, anche alla luce della situazione di piena già verificata a Calestano. Una signora ci ha raccontato che era in casa e ha sentito delle ragazze che urlavano: “Il fiume sta uscendo, aiuto!”. Un grido purtroppo rimasto inascoltato. Speriamo che sia raccolto ora dalle istituzioni come lo è stato dai volontari, perché situazioni simili non si ripetano più.

 

Nicola Antonucci,

Federico Bottioni,

Andrea Fiorilli,

Luca Gabbi,

Lorenzo Iapozzuto,

Marcella Montan,

Vincenzo Riccio,

Leonardo Santacroce,

Alessandro Sgobazzi