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Nuovo anno, i docenti senza Green pass non sono stati fatti entrare a scuola: a Torino uno di loro denuncia il preside

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L’inizio del nuovo anno scolastico è stato contrassegnato da alcuni episodi di mancato accesso nelle scuole di docenti, soprattutto, e qualche Ata sprovvisti di Green pass. In diversi casi non si tratta di lavoratori no-vax, ma di personale in prevalenza vaccinato, spesso con una sola dose, che per rallentamenti da parte della Regione di appartenenza non hanno ancora ricevuto la certificazione ufficiale di tipo europeo.

Le certificazioni alternative

Alcuni lavoratori, allora, si sono presentati a scuola con un documento redatto dal proprio medico di base, nel quale si attesta l’avvenuta vaccinazione anti Covid. L’accettazione del documento è stata affidata, a quel punto, ai dirigenti scolastici.

In altri casi, invece, docenti e Ata hanno presentato una documentazione medica, ma non del dottore di famiglia, che attesterebbe la loro incompatibilità con la vaccinazione contro il Covid-19: ai dirigenti scolastici questa attestazione medica non è invece bastata.

A Torino due prof “respinti”

È il caso di due docenti dell’istituto superiore Curie-Levi di Torini, in servizio nella sede di via La Salette: i due prof – G. P. e A. M. – hanno raccontato di essersi presentati a scuola per partecipare al Collegio dei docenti, ma sono stati “respinti dal preside della scuola dove insegnano, nel primo giorno di attività didattica, perché sprovvisti del green pass”: il certificato medico prodotto non è stato ritenuto valido.

Uno dei due insegnanti sarebbe anche noto per la sua attività all’interno del movimento Priorità alla scuola, quindi contrario alla DaD e favorevole all’attività didattica in presenza in sicurezza.

La denuncia ai carabinieri

L’altro docente ha intanto denunciato il dirigente scolastico per abuso d’ufficio: l’atto si è svolto nella stazione locale dei carabinieri di Pozzo Strada.

“Non sono no vax, né no mask e neppure negazionista, anzi, lo scorso anno ero referente Covid nella mia scuola, quindi, assolutamente ligio nel far rispettare le norme anti  contagio, anche se nutro qualche dubbio”, ha detto il professor G.P. all’Adnkronos.

All’Ansa, lo stesso docente ha detto che sul essendosi “informato” ha “dubbi e obiezioni su questo vaccino. E non mi sono vaccinato per mie patologie pregresse”.

Ho fatto il vaccino il 26 agosto…

Come prevedibile, sono diverse le casistiche.

Una insegnante, R. M., ha scritto alla nostra redazione: “Dopo trentasette anni di servizio, la maggior parte senza aver effettuato alcuna ora di assenza, oggi non potrò partecipare al primo Collegio dei docenti dell’anno”.

Ma, assicura, non è una “docente no vax: ho ricevuto la prima dose del vaccino il 26 agosto come da prenotazione antecedente e non ho ancora un Green pass. Le farmacie locali sono sature di appuntamenti per i tamponi per tutta la settimana (tra l’altro non trovo corretto dovermi sottoporre ad un tampone avendo la stessa possibilità di essere contagiosa come i miei colleghi vaccinati da maggior tempo) e, pertanto, sono stata costretta a chiedere tre giorni di permesso per motivi personali, sperando di non averne bisogno durante l’anno”.

“Che tristezza essere considerata un danno collaterale al Decreto, a costo di sembrare presuntuosa, credo che questa volta a rimetterci sia la scuola. Penso che, in questi frangenti di introduzione di novità, una certa flessibilità sarebbe doverosa”, conclude l’insegnante.

No Green pass su carta

Un’altra docente racconta alla Tecnica della Scuola che la sua scuola avrebbe chiesto solo il Green pass cartaceo: “l’accertamento deve avvenire solo in digitale tramite Qr”, gli hanno detto a scuola.

L’insegnante è riuscita “ad accedere, dopo tanti macchinosi passaggi”, ma è poi stata costrettta “ad assistere alla riunione davanti a un megaschermo, poiché il numero dei presenti” ha costretto il dirigente ad “una divisione in più gruppi, in distinti locali dell’istituto, come si sarebbe potuto fare con il medesimo risultato tramite un meeting a distanza da casa propria, senza doversi neppure sottoporre a un tampone nasale a pagamento”.

“Privacy? Coerenza? Non pervenute.  Ma che senso ha tutto questo?”, chiede polemicamente la docente.

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