
Riceviamo e pubblichiamo dal pedagogista Ruggero Di Vincenzo.
Perché scegliere il teatro? E perché proporlo ai ragazzi con DSA?
Me lo sono chiesto spesso, osservando i giovani che si divertono su TikTok a trasformarsi in personaggi di ogni tipo: cantanti, supereroi, protagonisti di film o serie TV. Forse cercano solo like, forse visibilità, forse sognano di diventare influencer. Ma credo che, dietro a tutto questo, ci sia qualcosa di più profondo: il desiderio di esprimersi, di mettersi in gioco, di superare la paura del giudizio. Soprattutto per chi è più timido o ha difficoltà di apprendimento, anche solo registrare un video può essere una piccola conquista, un modo per dire “ci sono anch’io”, senza sentirsi fuori posto.
Eppure, il teatro – quello vero, fatto di palcoscenico, luci e pubblico – offre ancora di più. È una palestra per la mente e per il cuore. Salire su un palco significa imparare a gestire l’ansia, a convivere con l’imprevisto, a trovare il coraggio di essere sé stessi davanti agli altri. Significa allenare la creatività, perché ogni personaggio richiede di reinventarsi, di esplorare nuovi modi di parlare, muoversi, pensare. Significa imparare a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi degli altri, a costruire insieme una storia che prende vita solo grazie all’impegno di tutti.
Spunti pedagogici
Dal punto di vista pedagogico, il teatro si configura come un ambiente di apprendimento attivo e inclusivo, in cui l’allievo è protagonista del proprio percorso. In particolare:
Apprendimento esperienziale: Il teatro permette di apprendere facendo, sperimentando direttamente emozioni, ruoli e situazioni. Questo approccio favorisce una maggiore comprensione e interiorizzazione dei contenuti rispetto alla semplice trasmissione teorica.
Sviluppo delle competenze socio-emotive: Recitare aiuta a riconoscere, esprimere e regolare le proprie emozioni, oltre a sviluppare empatia attraverso l’immedesimazione nei personaggi. Per i ragazzi con DSA, spesso alle prese con difficoltà relazionali, questo è un grande vantaggio.
Potenzia l’autonomia e la fiducia in sé: Il teatro incoraggia a prendere iniziative, a rischiare, a superare la paura di sbagliare. In un contesto sicuro e supportivo, l’errore diventa occasione di crescita e non motivo di giudizio.
Migliora le abilità comunicative: Parlare in pubblico, modulare la voce, usare il linguaggio del corpo sono competenze fondamentali che il teatro sviluppa in modo naturale e divertente.
Promuove la concentrazione e la memoria: Lavorare su testi, movimenti e tempi scenici stimola l’attenzione e le capacità mnemoniche, aspetti spesso critici per chi ha DSA.
Per i ragazzi con DSA, tutto questo può fare la differenza. Il teatro diventa uno spazio sicuro, dove sperimentare senza paura di sbagliare, dove la parola “errore” non esiste, perché ogni tentativo è un passo avanti. Recitare aiuta a sviluppare l’autostima, a scoprire che si può essere ascoltati e apprezzati per ciò che si è, nonostante (o forse grazie a) le proprie difficoltà. Parlare davanti a un pubblico, all’inizio, fa paura. Ma con il tempo si impara a gestire l’emozione, a trasformarla in energia positiva, a sentire il battito del proprio cuore come una musica che accompagna la voce.
E non è tutto. Il teatro insegna a vivere il “qui e ora”: quando sei sul palco, non puoi pensare al passato o preoccuparti del futuro. Devi essere presente, concentrato, pronto a reagire a ciò che succede. Questa capacità di attenzione e adattamento è preziosa non solo per chi ha DSA, ma per tutti: nella vita, come sul palco, non sempre si può prevedere tutto, ma si può imparare a rispondere con creatività e coraggio.
Consiglio il teatro anche agli insegnanti. Chi ha vissuto l’esperienza teatrale sa quanto sia importante mettersi nei panni degli altri, ascoltare, trovare modi nuovi e coinvolgenti per spiegare un concetto. Un docente che porta il teatro in classe non solo trasmette conoscenze, ma emozioni, valori, entusiasmo. Sa trasformare una lezione in un viaggio, una scoperta, un’avventura condivisa. E gli studenti, oggi più che mai, hanno bisogno di sentirsi parte attiva, di partecipare, di emozionarsi.
In fondo, il teatro è questo: un luogo dove tutti possono trovare il proprio posto, dove la diversità è una ricchezza, dove ogni voce conta. È un invito a scoprire se stessi e gli altri, a superare i propri limiti, a credere che, insieme, si può creare qualcosa di unico e meraviglioso.
E allora, perché non provarci? Il teatro non è solo uno spettacolo: è una scuola di vita, aperta a tutti. Anche – e soprattutto – a chi pensa di non essere “portato”. Perché, come diceva Peter Brook, “a teatro tutto è possibile”. E, forse, anche nella vita.