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Ora ho paura di tornare a scuola: lo dice la prof aggredita da una madre

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La prof aggredita a Bari da una mamma dice: “Voglio rientrare in classe per fare il mio dovere, ma temo per la mia incolumità fisica e chiedo venga garantita la sicurezza di tutti i docenti e la tutela degli alunni”.
La notizia è riportata da Repubblica che precisa: “A scuola si è riunito un consiglio d’istituto straordinario, per fare fronte alla richiesta del personale e degli altri genitori di fare chiarezza sull’episodio e riorganizzare il controllo all’ingresso e all’uscita dal plesso”.

Incolumità fisica

“La prima conseguenza di quello che è successo è che temo per la mia incolumità fisica, visto il clima che si è creato. Sto cercando innanzitutto di capire con quali mezzi posso tutelarmi, visto che mi è stato detto che non la passerò liscia. La scuola al momento non mi garantisce sicurezza. Ed è passato un messaggio sbagliato: che chiunque ritenga ingiusto un rimprovero nei confronti del proprio figlio può entrare a scuola e picchiare un insegnante, invece che rivolgersi all’istituzione e chiedere spiegazioni di quanto successo. Impossibile per me ora non essere a disagio. E penso anche alla sicurezza degli stessi alunni”.

La scuola è danneggiata

“Credo purtroppo che la prima a essere danneggiata sia stata l’istituzione scolastica. Credo nel valore della scuola, tanto più in un quartiere difficile come Libertà. E credo in quello che possiamo fare per aiutare i ragazzi meno fortunati a cercare forme di riscatto, e le ragazzine a non sentirsi solo contenitori sforna-figli. Mi sono laureata, ho fatto master, faccio la ricercatrice all’università: forse a quella ragazzina il disegno del poligono stellare che stavo facendo alla lavagna non cambierà la vita, ma io parlo anche di informatica, alimentazione, mi rivolgo in inglese agli alunni stranieri sperando che ascoltino anche gli italiani. Se una mamma non apprezza l’impegno di un’insegnante per mantenere ordine in classe, a vantaggio di chi vuole studiare, significa che non c’è possibilità di emancipazione per questi ragazzi”.

Solidarietà.

Lei, però, continua a essere preoccupata. “Viviamo ogni giorno situazioni limite. Dalla ragazzina, per esempio, sono stata accusata di avere usato le maniere forti per rimproverarla. Così non è stato, visto che l’ho solo riportata in classe dopo che era fuggita nel corridoio. La verità è che non abbiamo strumenti efficaci: la nota sul registro, la comunicazione ai genitori, perfino la sospensione sembrano non importare più neppure alle famiglie. Un’ora prima dell’aggressione un’altra mamma era entrata in classe senza essere annunciata, seppure per portare la torta al figlio, ma fuori dall’orario dell’intervallo. Io ora mi sto esponendo, ma credo sia fondamentale per fare recuperare il senso dell’istituzione”.