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Orti didattici in aumento in tutta Italia, sono una grande scuola di vita per bambini e ragazzi

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Il progetto Orti in Condotta ha ormai quasi 20 anni vita: nel 2004, infatti, fu l’Associazione Slow Food, presieduta da Carlo Petrini a varare l’iniziativa.
Lo ricorda lo stesso Petrini, che è anche il fondatore della Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, frazione del Comune di Bra (CN), in un ampio articolo pubblicato dal quotidiano Repubblica.
Attualmente aderiscono al progetto oltre 500 orti scolastici realizzati in tante scuole d’Italia, dall’infanzia ai licei.
“Il fine ultimo – spiega Petrini – è quello che le conoscenze promulgate vengano trasmesse agli studenti, rendendo l’orto un luogo di apprendimento sotto il punto di vista nutrizionale, ecologico e di consumo alimentare consapevole e informato. Ma anche uno spazio in cui possano riunirsi giovani e adulti – una comunità intergenerazionale dell’apprendimento – per riavvicinarsi a una dimensione naturale che tanto manca nel percorso educativo odierno”.
Ma cosa si impara coltivando un orto?
“Se ci fermiamo a osservare attentamente cosa effettivamente rappresenta la coltivazione del terreno nella sua dimensione più domestica – spiega Petrini – scopriamo alcuni insegnamenti per nulla scontati. Per prima cosa, attraverso la gestione dell’orto è possibile toccare con mano il ciclo delle stagioni. Un tempo che scorre a un ritmo molto più slow delle nostre vite, in cui anche il riposo (del terreno in questo caso) gioca un ruolo determinante ai fini di una produzione di qualità”.
Ma ci sono anche insegnamenti di natura etica.
Coltivando l’orto ci si abitua per esempio anche ad “una corretta gestione degli sprechi o un regolare riutilizzo degli stessi”.
“Tutto quello che la natura ci offre va considerato come una risorsa preziosissima – aggiunge ancora Carlo Petrini – e sviluppando una corretta conoscenza è possibile comprendere che anche gli ultimi degli scarti, i gambi o le foglie che di solito non consideriamo, possono avere un loro utilizzo. D’altronde lo stesso ciclo di vita dell’orto ci insegna che il letame è il cibo della terra”.
In effetti, negli ultimi anni, grazie anche ai fondi PON sono davvero molte le scuole che hanno allestito un orto didattico; orto che spesso consente anche di costruire proficue relazioni con il territorio, con le associazioni, con le famiglie e, non di rado, persino con i nonni, soprattutto nelle realtà non urbane sono molto disponibili a collaborare con i nipoti per aiutarli a far crescere pomodori, cetrioli e insalata.