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Per docenti e Ata sarà un Ferragosto da poveri, in 12 anni solo 50 euro netti d’aumento: oggi l’inflazione gli sottrae 2.000 euro l’anno

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Moltissimi italiani si apprestano a passare le ferie di Ferragosto con un problema di fondo: la mancanza di denaro. Nella lista di chi ha pochi soldi per partire in vacanza o dovrà farlo tenendo sempre “la cinghia stretta”, vi sono anche gli insegnanti e il personale Ata, con il contratto bloccato dalla fine del 2018 e già comunque in precedenza per un lustro e mezzo fermo per poi essere ritoccato in avanti di neanche il 3,5%.

In pratica, in oltre dieci anni i lavoratori della scuola si sono visti in media aumentare la busta paga di circa 50 euro netti (tra gli 80 e i 90 lordi). Poco meno di quelli che tutti i sindacati (tranne l’Anief) hanno rifiutato nelle scorse settimane, dicendo ‘no’ all’aumento di 102-123 euro lordi per i docenti (88 euro per gli Ata) proposto dall’Aran per il contratto risalente al periodo 2019-2021: prima di dare l’assenso, hanno sostanzialmente detto Flc-Cgil in testa, ma anche Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, di volere capire come il Governo tratterà la scuola nella prossima Legge di Bilancio. Solo che nel frattempo il Governo è caduto e le elezioni politiche di fine settembre rallentano terribilmente le operazioni di avvicinamento alla ex Legge Finanziaria di fine anno.

Di Def e Legge di Bilancio, si riparlerà concretamente, quindi, non prima di novembre. Nel frattempo, i lavoratori della scuola devono fare i conti con il caro vita. E a ben poco sono serviti i 200 euro accreditati proprio in questi giorni, anche ai precari con contratto scaduto il 30 giugno scorso, voluti dall’Esecutivo Draghi proprio come risposta al caro energia. Ma anche all’inflazione, che costerebbe alle famiglie fra i 1.500 e i 2.000 euro all’anno: la stima arriva dalla Cgil Toscana.

La sua segretaria generale, Dalida Angelini, ha detto, in occasione della presentazione del rapporto di Ires Toscana sull’economia regionale, che l’aumento del costo della vita obbliga ad “aumentare i salari e a riformare il fisco, combattere la precarietà, costruire un nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità, istruzione e non autosufficienza”.

Secondo Angelini servono “politiche di sviluppo e di nuovo intervento pubblico”, in un contesto nel quale tre assunzioni su quattro oggi sono a tempo determinato.

“Abbiamo in programma – ha detto la sindacalista – un percorso di proposta e mobilitazione: in campagna elettorale presenteremo le nostre proposte ai partiti, a settembre faremo delle assemblee nei territori, l’8-9 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale a un anno dall’assalto squadrista alla sede in Corso Italia”.

Nel frattempo, mentre il costo della vita aumenta, il personale scolastico continua a percepire stipendi fermi a 12 anni fa, se si eccettua il piccolo ritocco del 2018.

Mai come in questo momento, forse, sarebbe stato utile rispolverare il vecchio e saggio detto popolare dei “pochi, maledetti e subito”.

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