Home Politica scolastica Per il ministro Madia il blocco contratti è un’ingiustizia

Per il ministro Madia il blocco contratti è un’ingiustizia

CONDIVIDI

“Se veramente il ministro Madia pensa che il blocco della contrattazione per il pubblico impiego ‘sia un’ingiustizia’, apra subito il tavolo delle trattative per dare quei 1.200 euro l’anno che gli stipendi fermi dal 2010 e il galoppare dell’inflazione hanno sottratto ai dipendenti della Scuola dal 2010”: così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, la conferenza stampa tenuta oggi dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, a seguito della riforma della PA varata ieri dal Consiglio dei ministri.

Per Anief-Confedir, se secondo Madia il disegno di legge, con la “delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, contenente deleghe legislative da esercitare in gran parte nei dodici mesi successivi all’approvazione della legge, vuole essere anche l’occasione “per il rilancio del Paese” e “la chiave per riaprire la contrattazione bloccata da troppi anni”, non si comprende perché non debba contenere riferimenti alla normativa comunitaria: a dispetto dell’art. 117, comma 1 della Costituzione, nella riforma non c’è infatti alcun riferimento alle direttive UE in tema di mobilità di personale, stabilizzazione dei precari, informazione e consultazione dei lavoratori. Oltre che in tema di libertà sindacali.

“Nella riforma sarebbe bastato adottare – spiega il sindacalista Anief-Confedir – gli articoli 5 e 6 della Carta Sociale Europea, che oltretutto secondo gli accordi di Lisbona non sono di certo facoltativi, ma vincolanti per tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Solo nella scuola, il via libera al turn over per tutti coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio e la messa a disposizione dei posti vacanti permetterebbe l’assunzione dei 100mila precari, a fronte degli oltre 140mila attuali. È un numero impressionante, che corrisponde a più della metà del precariato della pubblica amministrazione. E che – conclude Pacifico – lo Stato italiano non può più permettersi di tenere in vita: si provveda a stabilizzarli”.