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Personale Ata: i sindacati cambiano strategia

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Cambia la “strategia” dei sindacati confederali sulla ormai annosa vertenza che coinvolge decine di migliaia di dipendenti degli Enti Locali transitati nei ruoli della Amministrazione scolastica.
La vicenda è particolarmente complessa anche perché le diverse pronunce della stessa Magistratura non sono state univoche nel corso degli anni.
Quando collaboratori scolastici, aiutanti tecnici e altri dipendenti comunali e provinciali transitarono allo Stato pareva che tutta l’anzianità pregressa sarebbe stata riconosciuta senza troppe difficoltà.
In realtà così non fu, tanto che in molti casi furono necessarie vere e proprie vertenze davanti al Giudice del Lavoro. Spesso le tesi del sindacato, che ovviamente mirava al riconoscimento integrale dell’anzianità, vennero accolte fino a quando la legge finanziaria del 2006 fornì una interpretazione autentica della legge 124 del 1999 in base alla quale era stato disposto il trasferimento del personale dagli Enti Locali allo Stato.
Secondo la norma della finanziaria del 2006 al personale interessato si doveva riconoscere lo stipendio in godimento al momento del passaggio di ruolo ma non necessariamente l’anzianità.
A questo punto i sindacati hanno tentato di impugnare la norma davanti alla stessa Corte Costituzionale che però, nel giugno del 2007, ha emanato una sentenza con la quale la il comma 218 della legge finanziaria del 2006 viene dichiarata pienamente legittima sotto il profilo costituzionale.
Si arriva così ad una sentenza della Corte di Cassazione del gennaio scorso con cui le richieste sindacali di pieno riconoscimento dell’anzianità pregressa vengono respinte definitivamente.
Per due anni i sindacati hanno tentato, senza successo, di far inserire nelle finanziarie successive (quella del 2007 e quella del 2008) una norma a favore del personale ATA proveniente dagli Enti Locali.
Nell’ultima legge finanziaria si è però aperta una strada che i sindacati intendono ora percorrere fino in fondo: la questione viene rimandata alla prossima tornata contrattuale e si riconosce alle parti sociali il potere di decidere in merito.
E così, proprio in questi giorni, i sindacati confederali escono con un ampio e articolato comunicato con cui rendono nota l’intenzione di abbandonare la strada giudiziaria.
Il problema è complesso perché ci sono stati anche casi di dipendenti ai quali sono stati corrisposti aumenti e arretrati in attesa della conclusione della vertenza.
Adesso questi dipendenti devono restituire le somme percepite: i sindacati ammettono che i la restituzione è dovuta e, nel tentativo di limitare i danni per il personale,  stanno chiedendo un piano di rientro rateizzato che tenga conto della retribuzione mensile del singolo.
Per i casi ancora pendenti i sindacati ritengono “sconsigliabile proseguire la via giudiziaria” anche “per evitare l’ulteriore esposizione dei singoli lavoratori ad un inutile aggravio di spese legali e processuali”
Adesso non resta altro che percorrere la via contrattuale: e su questo punto i confederali annunciano già battaglia, facendosi forti della stessa norma introdotta nell’ultima legge finanziaria.