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Precari, si fa dura: anche gli annuali penalizzati

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Riflettori sempre più puntati sui precari della scuola: a pochi giorni dalla riapertura delle graduatorie ad esaurimento, si acuiscono le polemiche sul destino di decine di migliaia di docenti e Ata destinati a rimanere fuori dal “giro” delle supplenze annuali. Il Miur ha infatti confermato in toto l’intenzione di portare avanti i tagli previsti in Finanziaria: nella lista dei sindacati più agguerriti contro questa decisione che solo nel 2009 annullerà più di 41.000 cattedre ed circa 15.000 Ata ora figura anche la Gilda. Il sindacato di Di Meglio ha proclamato lo stato di agitazione facendo intendere che se il quadro rimane immutato si andrà allo sciopero (che la Flc-Cgil ha già proclamato per il 18 marzo). Il Forum Precari Scuola si è rivolto direttamente al Presidente della Repubblica: “a nessuno nei fatti interessa nulla dei precari della scuola, usati per anni (a volte anche 20/30), illusi e poi gettati perchè vecchi, inutili, ignoranti, fannulloni, e come se non bastasse – si legge nella lettera del Forum inviata a Giorgio Napolitano – spesso “meridionali” e di sinistra. In pratica una parte d’Italia (si parla di 150.000 persone), da dimenticare, abbattere, ignorare, far finta che non è mai esistita. Si ricordi che i precari della scuola non sono figli di un Dio minore e che l’istruzione va salvata tutta, dagli asili all’università, perchè noi siamo la speranza, perchè noi siamo il futuro”. Tra le iniziative spicca quella, a metà tra la provocazione e la disperazione, di un gruppo di precari facenti capo alla `Rete nazionale precari della scuola’ che il 25 febbraio hanno sfilato vestiti da fantasmi a Napoli, Palermo e Catania.
Il futuro, del resto, si fa complicato anche per gli oltre 140.000 aspiranti a supplenze per l’intero anno scolastico (in pratica un docente italiano ogni sei). Tutto nasce dal disegno di legge 207 approvato a fine anno con il quale, all’art. 36,  sono state di fatto prorogate al 31 agosto 2009 le procedure per le eventuali immissioni in ruolo (sembra circa 20.000, Ata compresi). Uno slittamento conseguente alla partenza ritardata di tutta la macchina degli organici, derivante in primis dalla proroga delle iscrizioni a fine febbraio. Ci rimetteranno così i precari, ad iniziare da quelli che puntano alle nomine annuali. Nomine che da alcuni anni vengono gestite, almeno nei principali centri, dalle scuole Polo. Risultato: molti supplenti, anche quelli da nominare su posti vacanti, rischieranno fortemente di arrivare in classe ad anno scolastico iniziato. Ben oltre, quindi, la programmazione annuale attuata da Collegi dei docenti, dai Consigli di classe e Dipartimenti entro la prima decade di settembre. Arriveranno, in pratica, a giochi fatti: peccato che molti di loro, soprattutto in realtà scolastiche periferiche e poco appetibili, ricoprano ormai stabilmente incarichi centrali nell’ambito dei progetti funzionali al Pof, dei corsi di recupero e anche delle funzioni strumentali.
Il 24 febbraio a questione è stata sollevata alla Camera dall’on. Tonino Russo (Pd), ma l’ordine del giorno che la conteneva, il n. 57, è stato bocciato. Il messaggio del Governo è chiaro: la norma, almeno per il 2009, non si tocca. “Ora però qualcuno dovrà rispondere alle famiglie, quando troveranno le classi senza insegnanti o forse, ormai, anche la scuola è considerata un parcheggio – commenta amaramente Marcello Pacifico, leader dell’Anief -. Il Parlamento poteva correggere gli intenti del Governo ma ha bocciato l’OdG n. 57, ora tocca al Ministro spiegare cosa intende fare per garantire il corretto avvio dell’anno scolastico. Dopo tanti anni la scuola precipita in un buco nero e gli Usp piombano nel caos”. Il sospetto, sempre per il Presidente Anief, è che allo Stato in fondo faccia comodo rimandare di un mese le nomine annuale: “il vero obiettivo – dice – è di risparmiare 140.000 stipendi per un mese per un totale di 300 milioni di euro”.
Intanto anche sul fronte della riapertura delle graduatorie giungono indiscrezioni poco rassicuranti per i docenti non di ruolo desiderosi di spostarsi per assicurarsi il lavoro: per chi cambia provincia si va infatti verso la conferma, malgrado il Tar del Lazio si sia espresso diversamente, del dirottamento in coda. In compenso però sembra anche che i sindacati abbiano ottenuto la possibilità di far inserire coloro che cambiano provincia anche in più di una località (si parla di tre opzioni massime). Una possibilità che potrebbe peraltro costare “cara” a chi entrerà in ruolo lontano da casa: nel DdL Brunetta appena approvato al Senato si prevede infatti l’obbligo per i neoimmessi in ruolo di permanenza per ben cinque anni nella sede di prima nomina. Per i precari della scuola, è il caso di dire, si fa sempre più dura.