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Primo maggio, c’è poco da festeggiare: Mattarella piange gli studenti morti sul lavoro. Per Landini è una strage. E la precarietà regna sovrana

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Ad una manciata di ore dal 1° maggio, per richiamare le istituzioni alla sicurezza, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha scelto una scuola simbolo: quella che frequentava Lorenzo Parelli, morto a 18 anni dopo essere stato colpito al capo da una putrella durante uno stage in un’azienda meccanica di Pavia di Udine che produce bilance stradali. Era il 21 gennaio, l’ultimo giorno del suo percorso duale di scuola e lavoro. A distanza di quasi cento giorni da quel terribile giorno, i suoi compagni lo hanno ricordato all’Istituto salesiano Bearzi. Alla presenza del Capo dello Stato. Il quale ha anche abbracciato i genitori e la sorella del giovane, in un incontro privato, e aver dimostrato loro – come riferiscono i parenti – “vicinanza” e “impegno”.

Quelle morti assurde sul lavoro…

Pubblicamente, Mattarella ha tenuto a dire che la sicurezza “è un dovere inderogabile” e “un diritto, una necessità”, indispensabile per non avere altre “morti assurde sul lavoro”.

L’attenzione del Capo dello Stato è andata, inevitabilmente, anche sul Primo maggio: per ricordare “tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale o astratta ma di un’occasione di richiamo e riflessione alle condizioni del diritto costituzionale al lavoro”.

“Quando si parla di diritto al lavoro spesso non sono i giovani al centro delle preoccupazioni. È un atteggiamento sbagliato”, è il monito di Mattarella.

E ancora: “Le risorse del Pnrr sono un’occasione da cogliere anche per modificare squilibri generazionali”. La crescita duratura del Paese, “richiede e impone che il lavoro cresca, in quantità e qualità”, ma “continuiamo a registrare lavoro irregolare che talvolta varca il limite dello sfruttamento, persino della servitù”.

L’altra piaga: i precari

Il Capo dello Stato ha quindi parlato dei precari: l’instabilità lavorativa è “un problema acuto e una spina nel fianco della coesione sociale”. Eppure oggi “accorciare la distanza tra giovani e lavoro è condizione indispensabile”.

La precarietà lavorativa, ricordiamo, raggiunge probabilmente l’apice proprio nella scuola, dove ogni anno tra i 150mila e i 200mila docenti vengono assunti a tempo determinato, con una sequenza di convocazioni, sulla base delle varie graduatorie degli aspiranti, sempre più contrassegnate da burocrazia e lungaggini varie.

Visitando i laboratori dell’istituto professionale Bearzi, il Capo dello Stato ha comunque elogiato la “dimestichezza e padronanza” degli studenti, intenti a imbastire il loro futuro.

Ha quindi voluto inviare un saluto anche a un gruppo di ragazzi ucraini, “siete ospiti graditi”, dice Mattarella. “Sono momenti difficili, allarmanti e tristi. Speriamo che il futuro sia al più presto migliore”.

Ancora giovani vittime del lavoro

Gli auspici, però, devono fare i conti con la dura realtà. Fatta dell’ennesimo infortunio mortale, avvenuto a Gorgonzola, vicino Milano, dove un operaio è rimasto intrappolato in un tornio industriale.

Poche ore prima un 39enne è stato trovato morto nel vano di un ascensore della Farnesina.

E, sempre a Roma, due giorni prima un operaio è caduto da un’impalcatura perdendo la vita.

Per non tornare all’altro studente che ha perso la vita durante uno stage: era lunedì 14 febbraio quando un altro ragazzo, Giuseppe Lenoci, di soli 16 anni, di Monte Urano, nel Fermano, stava svolgendo un apprendistato come parte integrante di un corso professionale di termoidraulica e gli è stato fatale lo schianto contro un albero del furgone della ditta sui cui viaggiava per imparare la professione.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla di “una strage inaccettabile”, perché “ormai siamo alla media di tre morti al giorno sul lavoro”.

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