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Professione docente, una sfida costante: INTERVISTA alla prof che ha ricevuto il tributo dei suoi studenti prima della pensione

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Clima torrido, esami di Stato e sulla rete, i social in primo luogo, è spuntato e diventato virale da giorni il video in cui la prof va in pensione e all’uscita dell’ultimo giorno di scuola i suoi studenti e le sue studentesse l’aspettano per tributarle un caloroso saluto ponendosi in formazione con le braccia alzate a fare da corridoio al suo passaggio.

Non succede tutti i giorni e non capita a chiunque, eppure lei, Vanna Ollocco, docente di lingua inglese in uno degli storici licei di Torino, il Galileo Ferraris, con sorpresa, commozione e gioia ha vissuto proprio così il suo ultimo giorno di scuola.

Dunque cosa ha fatto di speciale la prof d’inglese e a cosa si deve una tale tributo d’onore e d’amore?

Lo abbiamo chiesto alla diretta interessata, che con emozione, semplicità ma anche tanta profondità ha accettato di rispondere alle domande.

Intervista

Professoressa Ollocco molti insegnanti si sono chiesti in questi giorni cosa ha fatto di speciale per meritare il tributo e il riconoscimento dei suoi allievi.

Insegno da decenni e ogni anno, mese, giorno è stato per me un momento di arricchimento. Al primo posto l’ascolto, per creare relazioni solide e rispetto reciproco. In questo modo, senza aver fatto nulla di eccezionale secondo me, ho visto cambiare e spesso, purtroppo, non in meglio, generazioni di ragazzi e ragazze che sono entrati nella scuola secondaria per cercare la loro strada, per conoscere e riconoscere sé stessi. Sono convinta che soprattutto negli ultimi anni la fragilità dei più giovani sia cresciuta e per questo, ripeto senza ritenere di aver fatto nulla più di quanto il mio ruolo mi ha dato la possibilità di mettere in campo, ho ascoltato le ragazze e i ragazzi che ho visto crescere, passare da essere quattordicenni a quasi ventenni.

Quale ritiene essere oggi, dopo la sua lunga e fruttuosa esperienza, il ruolo del docente nella scuola?

Credo che al primo posto si debba essere sia docenti sia educatori e non per sostituirsi alle famiglie o al contesto fuori della scuola, ma per affrontare insieme le tante fragilità delle ultime generazioni. In aula ho sviluppato numerose occasioni di confronto, usando per esempio il debate come metodo di studio, di confronto, di crescita. Certamente, il rapporto costruttivo con le famiglie dei miei studenti ha significato molto nella mia esperienza, e spesso tutto è avvenuto con spontaneità e reciproco rispetto.

Cosa si può dire ai giovani docenti che entrano ora nella scuola?

Credo che dare spazio alle emozioni sia nostre di docenti che dei ragazzi e delle ragazze sia molto importante. Ho imparato durante la pandemia e le scuole chiuse, quindi durante il periodo della didattica a distanza, quanto sia importante stare vicino a loro, ascoltandoli, promuovendo cose belle, da potere mettere in pratica o anche per immaginarle e sognarle insieme. Non sempre è stato facile, spesso la realtà ha posto problemi più grandi di noi. Credo che in gran parte li abbia risolti anche grazie alla collaborazione con i colleghi, creando sinergie e ambienti dove le emozioni hanno il loro rilevante posto. Non mi sono mai isolata, anzi ho visto nella vita scolastica una continua fonte di risorse.