Home Archivio storico 1998-2013 Generico Professioni “nobili”: dopo un decennio solo 1 giovane su 10 ha il...

Professioni “nobili”: dopo un decennio solo 1 giovane su 10 ha il posto fisso

CONDIVIDI
Sul fronte professionale e della ricerca i giovani italiani risultano mediamente bravi, preparati e meritevoli. Eppure costretti a ricoprire ruoli professionali marginali. Colpa della classe dirigente tipica del Bel Paese: avanti negli anni e sempre più “attaccata alla poltrona”. E’ questa la conclusione, promossa dal Forum Nazionale dei Giovani insieme al Cnel, in collaborazione con Unicredit, emersa da una ricerca sulla mobilità sociale e questione giovanile presentata il 19 marzo a Roma.
Alla presenza del Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, i realizzatori dello studio hanno cercato di spiegare i motivi della scarsa rappresentanza dei giovani nei settori chiave della cultura e del mondo del lavoro. Partendo dalla conclusione: quella che i nostri giovani difficilmente riescono ad affermarsi professionalmente e ad emanciparsi in modo compiuto dalla propria famiglia prima dei quarant’anni.
Il settore politico, universitario e gli ordini professionali ne sono la conferma più eclatante: quelle dei giornalisti, medici, avvocati e notai si caratterizzano, infatti, come professioni sempre più “chiuse” e con i giovani che vi si approcciano relegati quasi sempre nel ruolo di precari.
Sempre in questi comparti, oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. Ma difficilmente si tratta di contratti di ingresso, poiché la trasformazione delle collaborazioni in contratti a tempo indeterminato non è affatto la norma: il 73,1% dei giovani che alla fine del 2006 erano assunti con un contratto di collaborazione, a distanza di un anno erano ancora nella stessa posizione.
Significativo che il passaggio al lavoro dipendente è diventato realtà solo per un giovane collaboratore su cinque (22,6%). E per circa la metà di questi neodipendenti più “fortunati” il contratto è solo a tempo determinato. Con il risultato che in dieci anni di gavetta solo un collaboratore su dieci è stato assunto con contratto a tempo indeterminato. Con scarse possibilità che ricopra posizioni professionali di rilievo. Per gli altri, costretti ad ogni nuova esperienza a ricominciare dalla base della piramide, qualsiasi aspirazione è praticamente troncata sul nascere. Tutte le energie vengono spese per riuscire a raggiungere ad ottenere un contratto stabile.