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Proposta Valditara, d’accordo il 61 per cento dei docenti precari

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La maggior parte dei precari della scuola sarebbe favorevole all’immissione in ruolo rinunciando temporaneamente alla ricostruzione di carriera maturata con gli anni di servizio delle supplenze. Lo ha fatto sapere l’associazione-sindacato Gilda che nei giorni scorsi ha realizzato un sondaggio on line riguardo la proposta lanciata nei giorni scorsi dal responsabile scuola di An Giuseppe Valditara. Dai risultati del sondaggio emerge che il 61% di chi ha espresso la propria opinione via Internet sarebbe favorevole a vedersi congelati nel tempo (cinque anni) gli scatti di anzianità maturati con le supplenze in cambio del posto fisso: solo il 38% dei docenti avrebbero detto no a questa eventualità.
La proposta Valditara, in questi giorni al vaglio del Ministero dell’Istruzione, prevederebbe l’assunzione, entro il 2006, di ben 90 mila insegnanti precari a fronte degli oltre 130 mila contratti a tempo determinato stipulati nell’anno scolastico in corso: lo Stato, che solo per gli anni 2002 e 2003 dovrebbe pagare agli insegnanti neo-immessi in ruolo almeno 500 milioni di euro derivanti dal calcolo degli anni di supplenze, andrebbe quindi a spendere più o meno la stessa cifra che oggi viene impiegata per contrattualizzare i docenti a tempo determinato. L’escamotage consentirebbe però di stabilizzare dei docenti che vivono con la loro vita lavorativa con l’angoscia dell’incertezza e senza garanzie professionali: una situazione paradossale che negli ultimi anni ha assunto proporzioni sempre più consistenti e che nei giorni scorsi è stata definita dallo stesso Validatara "un problema sociale drammatico, una vera piaga per il mondo della scuola".
La proposta non ha spaccato però solo in due il corpo insegnante, ma anche il fronte sindacale. Tra i possibilisti c’è la stessa Gilda, "favorevole all’apertura di un tavolo di confronto" per voce del suo coordinatore nazionale Alessandro Ameli. Chiari consensi giungono inoltre nel neo- segretario generale dello Snals-Confsal, Gino Galati, che si è detto "disponibile a confrontarsi con il Governo e le forze politiche per individuare percorsi che mirino alla soluzione del problema con l’immissione in ruolo di tutto il personale per la copertura totale dei posti: il nostro sindacato – ha specificato Galati – è disposto a contrattare anche una eventuale dilazione della erogazione dei benefici derivanti dal riconoscimento del servizio pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera, sempre mantenendo garanzie del mantenimento della progressione di carriera e di ogni altro diritto maturato". Quello dei contratti a tempo determinato è un problema peculiare della scuola italiana: "in nessun Dipartimento, Ente o azienda italiana – ha ricordato Galati – vi è una situazione di precarietà così alta come nella scuola italiana con punte, in alcune realtà, che superano il 20 per cento del personale in servizio".
Tutta da definire è invece la posizione della Uil scuola, che attraverso le parole del suo segretario, Massimo Di Menna, apre ad una "valutazione della proposta in sede negoziale". Congelato è anche il giudizio del Cip (Comitato italiano precari), una cui rappresentanza ha incontrato nei giorni scorsi il senatore Valditara: "daremo un giudizio di merito della proposta – si legge in un comunicato del direttivo Cip – solo quando si formalizzerà per iscritto e saranno chiariti il se, il come, il quando ed a quali condizioni s’intende realizzare la normalizzazione di questa anomalia tutta italiana. Secondo i nostri calcoli le immissioni in ruolo non procurano aggravi di spesa nel breve e medio periodo e la ricostruzione di carriera, per sua stessa natura burocratica, non avviene mai prima dei 6-10 anni: la quota residuale dei colleghi che hanno insegnato nella scuola statale inoltre permette al massimo uno scatto di anzianità, per un controvalore di circa 2 mila euro annue procapite. Abbiamo anche detto che comunque al momento non possiamo che apprezzare la franchezza e la cordialità dell’incontro".

Ancora più contrariata risulta la posizione della Flc-Cgil: "la proposta del senatore di An Valditara anche se rappresenta un segnale di consapevolezza, non risulta che sia stata condotta durante la discussione della legge finanziaria in Parlamento. Tutto questo appare dunque molto poco serio, soprattutto se giocato con tale ambiguità". Il primo sindacato per iscritti della scuola non vuole poi trascurare quella parte di docenti (pari secondo la Gilda al 38 per cento degli insegnanti) che "rivendicano la propria dignità di cittadini e lavoratori e che dicono no al detto meglio un uovo oggi che una gallina domani".
Altrettanto ostile anche la posizione di Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola: "A proposito della iniziativa del senatore Valditara non conosciamo i contenuti ma soltanto qualche anticipazione apparsa sulla stampa: assicuriamo comunque che, pur se disponibili, per tradizione e cultura, a confrontarci nel merito delle questioni che investono i problemi della scuola e del suo personale, non accetteremo mai ipotesi di soluzioni che mettano in discussione la parità sostanziale dei trattamenti in materia di diritti fondamentali dei lavoratori e delle relative garanzie".