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Prove Invalsi: inizia la protesta

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La "battaglia del tutor" è ancora in corso e già si preannuncia una nuova protesta contro un altro pezzo significativo della riforma. Questa volta a lanciare un altro "no" all’indirizzo del Ministro sono i Cobas e gli aderenti al Centro studi per la scuola pubblica di Bologna. Motivo della protesta sono i test messi a punto dall’Invalsi che, a partire dai primi giorni di aprile, dovrebbero essere utilizzati in tutte le scuole italiane.
Il piano prevede che le prove di italiano, scienze e matematica vengano somministrate in tutte le classi II e IV della scuola primaria; nella secondaria di secondo grado saranno invece coinvolti gli studenti della classe prima. Nella secondaria di secondo grado, infine, la rilevazione riguarderà gli studenti delle classi prime e terze (ma, in questo caso, la partecipazione è facoltativa).
Cobas e Cesp contestano l’iniziativa ministeriale sostenendo che le prove si prefiggono lo scopo di rilevare gli apprendimenti degli alunni in relazione a obiettivi, competenze e contenuti previsti dalle Indicazioni nazionali che sono transitorie e non obbligatorie.
Secondo i Cobas gli "orribili test nozionistici a scelta multipla dell’Invalsi" potrebbero avere effetti devastanti non solo sugli alunni ma sull’intero sistema scolastico e soprattutto sulle stesse condizioni di lavoro dei docenti.
"Le informazioni raccolte mediante l’indagine
– sostengono infatti i promotori dell’iniziativa – potrebbero andare a costituire una banca dati riferita all’istituto o ai singoli insegnanti senza nessuna garanzia circa l’impossibilità da parte dell’Amministrazione di un loro utilizzo per altre finalità ancora meno condivisibili dai docenti".

Cesp e Cobas suggeriscono ai collegi dei docenti di deliberare formalmente il rifiuto di somministrare le prove agli alunni o almeno di ostacolare la rilevazione nel maggior numero di classi.
E c’è anche chi ha in mente forme più clamorose di protesta: nel sito di Proteo, associazione professionale vicina a Cgil-Flc, qualcuno propone di far fallire l’indagine dell’Invalsi aiutando apertamente gli alunni a rispondere alle domande, rendendo del tutto inattendibili i dati ottenuti,

"Ma si tratta
– precisa in proposito il presidente di Proteo Omer Bonezzi – di un intervento che abbiamo pubblicato per dare spazio al dibattito in corso e che peraltro la nostra Associazione non condivide"

"In generale
– chiarisce ancora Bonezzi – riteniamo che l’autonomia scolastica e l’indipendenza professionale dei collegi dei docenti consenta loro di assumere posizioni di rifiuto delle procedure proposte e per quanto ci riguarda è questo il metodo più limpido e più corretto sia dal punto di vista politico che professionale".