
Quanti saranno i bambini nati a Roma nel quartiere di Tor Bella Monaca che non hanno mai visto il quartiere Prati, che non sanno cosa sia il Flaminio? E quanti quelli nati a Milano a Quarto Oggiaro che non conoscono Brera o via Monte Napoleone?
Così accade anche a Palermo, dove ad esempio i ragazzini dello Sperone spesso rimangono a lungo confinati all’interno del loro quartiere: difficoltà economiche delle famiglie, mezzi pubblici non sempre all’altezza, problemi negli spostamenti all’interno di un’area metropolitana smisurata. O, peggio, abitudine a percepirsi ai margini, esclusi dalla città ‘vera’. Allora tocca alla scuola intervenire. Ne sa qualcosa la Preside Antonella Di Bartolo, ‘cittadina onoraria’ del quartiere Sperone dove ormai da tantissimi anni dirige l’istituto Comprensivo ‘Pertini-Sperone’. La vediamo stanca ma soddisfatta perché proprio ieri si è svolta, al Foro Italico di Palermo, la giornata conclusiva della seconda edizione delle Speroniadi.
Preside Di Bartolo, ci racconti un po’.
Si tratta di un progetto didattico nato in seno al progetto MASÌ sostenuto dalla Fondazione Bolton for Education che vede lavorare insieme docenti ed educatori ed educatrici dell’ecomuseo Mare Memoria Viva in tutte le quarte e quinte della primaria e in tutte le classi della secondaria del nostro Istituto ‘Pertini-Sperone’. La parte sportiva dell’evento invece si inserisce nel programma del Mediterraneo Anti-razzista, giunto alla sua diciottesima edizione.
Come si è evoluto il progetto rispetto alla prima edizione?
La prima edizione delle Speroniadi, lo scorso anno, era stata la manifestazione sportiva di fine anno, pensata anche per scongiurare lo svuotamento delle classi nella seconda parte di maggio. Ma volevamo dare una dimensione didattica importante: le sei sezioni di scuola media avevano approfondito tante tematiche relative ai continenti, e ciascuna indossava le maglie corrispondenti durante la competizione che non era solo sportiva, ma artistica e performativa in senso ampio, perché non tutti sono bravi nello sport.
Quest’anno eravamo maturi per alzare ulteriormente l’asticella. Ho proposto ai docenti e agli educatori il tema delle Città invisibili , che è stato immediatamente accolto con entusiasmo da tutti.
Venerdì c’è stata la giornata conclusiva, festosa. Ma durante l’anno come hanno lavorato i ragazzi?
I ragazzi e le ragazze, insieme ai docenti e agli educatori, si sono superati! Ogni sezione della media – adesso ne abbiamo sette – ha approfondito uno dei temi conduttori del volume di Calvino, riportandolo a uno dei quartieri di Palermo. Perché, parliamoci chiaro: quante città invisibili ci sono dentro le nostre città? Quanti ignari Kublai Kan ci sono tra di noi, tra i nostri amministratori, tra chi governa? Ma anche in noi stessi ci sono città invisibili, per molti versi lo siamo tutti noi. Ecco, rendere ciascun bambino visibile innanzitutto a se stesso è un bel traguardo, e anche attraverso una manifestazione sportiva e didattica si può fare.
Come mai la festa conclusiva non si è svolta all’interno del quartiere?
Le Speroniadi, a dispetto del nome, non si sono svolte allo Sperone, ma al Foro Italico. Se da un lato ci è sembrato bello “valicare” i confini del quartiere, è un fatto che allo Sperone non ci sarebbero state le condizioni per fare la manifestazione, malgrado il quartiere si affacci su un litorale bellissimo ma non praticabile in sicurezza. E questo è un tema che non è sfuggito ai nostri ragazzi. Non per piangerci addosso, ma per fare ciò che è nelle possibilità di ciascuno per cambiare le cose.
Cosa ha visto negli occhi dei suoi alunni e delle sue alunne in questa giornata?
Tanta gioia ed entusiasmo, voglia di viverla tutta questa citta. Con un particolare, però, che ha lasciato e lanciato dentro tutti noi adulti uno spunto di riflessione: quando li abbiamo portati nel centro storico, molti ragazzi hanno comprato i magneti, come se si trovassero in un’altra città. Molto bello il fatto che alcuni ragazzi – chiamiamoli così, ‘esplosivi’, di una terza media complicata dello scorso anno abbiano dato una mano a montare i campi di gioco! È un po’ la gioia della raccolta per i tanti seminatori che hanno lavorato con loro negli anni passati.