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Quella storica scuola romana che nel ’38 ospitò gli studenti e i docenti ebrei ghettizzati

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“La memoria è un dovere comune perché mai più si ripetano xenofobie, razzismi e discriminazioni come quelli di cui hanno sofferto gli ebrei in Italia”: a pronunciare queste parole è stato il 24 novembre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dei 70 anni dall’approvazione delle leggi razziali in Italia. Il Capo dello Stato ha voluto personalmente partecipare all’inaugurazione di un lapide presso la scuola di via Celimontana a Roma, dove nel 1938 alcuni docenti diedero vita ad un istituto dentro cui accogliere gli studenti espulsi dalle scuole della Capitale a seguito dell’introduzione delle leggi che di fatto escludevano l’operato degli ebrei dalla vita sociale, lavorativa e culturale.
La lapide ricorda che “fra queste mura allievi e maestri ebrei italiani, espulsi dalle scuole pubbliche dalle leggi razziali del 1938 trovarono accoglienza e crearono una scuola di eccezionale livello culturale e umano”. Alla cerimonia, svolta all’interno di un edificio che oggi ospita la caserma dei carabinieri Roma Celio, con il Presidente Napolitano c’erano il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il Presidente della Provincia, Nicola Zingaretti e quello della Regione Lazio, Piero Marrazzo e il Capo della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici.

A seguito dei “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” di colpo insegnanti e alunni si trovarono estromessi dalla vita scolastica. A Roma, per i bambini delle elementari, c’erano due possibilità: confluire nella scuola ebraica di lungotevere Sanzio, già attiva dal 1925, oppure frequentare le poche scuole che aprirono i battenti agli ebrei nelle ore pomeridiane, con classi speciali a loro riservate.
Ancora più grave era la situazione per le medie inferiori e superiori, che non avevano più alcuna possibilità di studiare nelle scuole pubbliche. Sotto la guida del rabbino capo David Prato, si attivò rapidamente un comitato di padri di famiglia che in poco più di un mese trovò in affitto la sede per creare una scuola in grado di ospitare gli studenti: la palazzina di via Celimontana fu presa in affitto grazie ai fondi raccolti attraverso tasse scolastiche e offerte volontarie. La scuola riuscì a ottenere dall’Ente nazionale istruzione media (Enim) la nomina di un preside ariano, Nicola Cimmino che ufficialmente avrebbe dovuto sorvegliare studenti e professori e che si prestò all’operazione per permettere l’apertura della scuola.
Il 23 novembre del 1938 la scuola ebraica potè aprire i battenti con quattro differenti istituti: ginnasio-liceo, magistrali, istituto tecnico e avviamento commerciale, per un totale di 411 studenti suddivisi in 29 classi. La struttura fu attiva per due anni scolastici, poi gli istituti si trasferirono in altre sedi. Oggi, dopo 70 anni, lo Stato ha voluto ricordare quanto quella particolare sede scolastica fosse stata importante per la comunità ebraica romana e, simbolicamente, per quella nazionale.