
Lo scorso 17 maggio, a Venezia, si è consumata una vera e propria tragedia: una studentessa 17enne di un istituto nautico di Venezia, al suo primo giorno di lavoro, scendendo da un catamarano è caduta nelle acque agitate dopo essere rimasta impigliata in una cima ed è morta.
Il padre della ragazza, a La Repubblica, si è sfogato: “Mia figlia su quella barca doveva solo parlare l’inglese, fare la traduttrice. Non avrebbe dovuto fare il marinaio. Ma poi mi chiedo: mandi una bambina di 17 anni, senza salvagente né niente, su una barca di 10-12 metri a fare una manovra che di solito fa uno con decenni di esperienza? Faranno chiarezza, ma sicuramente quella manovra in ormeggio non doveva farla lei da sola”.
“Voleva mettere da parte dei soldi”
“Ho scoperto del suo lavoro sabato, un amico di un cantiere me lo ha detto, mi hanno detto che era entusiasta. Io e sua madre siamo separati, le mie figlie vivono con lei. So che voleva mettere da parte un po’ di soldi, il 7 giugno avrebbe compiuto 18 anni e voleva fare una festicciola con gli amici, comprarsi qualcosa. Ma portarmi via una figlia in questo modo… Stanno indagando, ma una barca così non possono mica portarla solo in due. Serviva sicuramente più equipaggio, a bordo o in banchina”, ha aggiunto.
“Era una studentessa molto brava, aveva voti alti, andava molto a scuola” ricorda il dirigente scolastico del suo istituto. “Frequentava la specializzazione ‘conduzione del mezzo marino’, era al quarto anno. Quest’anno avrebbe deciso cosa fare, aveva tante chance visto il suo curriculum brillante”.
Per il suo percorso di studio la 17enne sembrava piu indirizzata alla carriera da ufficiale sulle navi della marina mercantile. Probabilmente il lavoro sul catamarano, secondo una prima ipotesi, era più per fare esperienza e arrotondare.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha scritto un messaggio: “Esprimo il più profondo cordoglio per la scomparsa in un tragico incidente della studentessa di Venezia. Di fronte a un dolore per il quale non esistono parole, le mie più sentite condoglianze e la mia vicinanza alla famiglia e all’intera comunità scolastica”.
Proteste degli studenti e numeri sconfortanti
Secondo la Rete degli Studenti Medi, la tragedia di Venezia “non è un caso isolato, ma l’ennesimo episodio di una strage silenziosa che colpisce lavoratori e lavoratrici in tutta Italia”.
In effetti, secondo i dati del Centro Studi Cub nel 2024 sono stati registrati 1.482 decessi sul lavoro, con una media di oltre 4 morti al giorno, segnando un aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente.
E nel primo trimestre del 2025 c’è stata una importante crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 210 le vittime complessive, con un aumento del +9,9% rispetto al 2024.
“Quanto accaduto a Venezia è estremamente grave, ma rischia di diventare la normalità in un Paese in cui le morti sul lavoro nel 2024 sono state oltre 1.000 – dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – Sono dati che aumentano anno dopo anno. Nel primo trimestre 2025 si sono peraltro registrate 5 morti di studenti in percorsi di scuola-lavoro, una strage inaccettabile e sotto gli occhi di tutti. Il Governo resta impassibile di fronte a questi numeri, la situazione è diventata intollerabile”.
Gli studenti esigono, quindi, “maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, con controlli immediati più rigorosi e sanzioni efficaci per chi non rispetta le normative: il lavoro è un diritto, non possiamo accettare che si trasformi in occasioni di lutto per migliaia di famiglie!”, conclude Notarnicola.