
Tragedia a Venezia: nel pomeriggio di sabato 17 maggio, a Marina di Sant’Elena una giovane di 17 anni, studentessa dell’istituto nautico di Venezia al suo primo giorno di lavoro, scendendo da un catamarano è caduta nelle acque agitate dopo essere rimasta impigliata in una cima. La ragazza ha perso la vita, malgrado i soccorsi: il primo a tentare di salvarla è stato il capitano, che si è gettato in acqua, poi i subacquei dei vigili del fuoco, infine i tentativi di rianimazione del Suem.
La giovane, scrive l’Agi, era nata a Treviso ed era residente a Malcontenta: era alla “sua prima giornata di lavoro, ancora in prova, e sperava di essere confermata, magari per qualche ora di lavoro a chiamata o per la stagione estiva”.
La 17enne è la seconda donna vittima di questo anno di incidenti in mare nel capoluogo veneto: l’8 marzo scorso, sempre a Venezia, una barca con a bordo Anna Rita Panebianco, 56 anni, manager del Caffè Florian, si era schiantata contro una briccola.
Proteste degli studenti e numeri sconfortanti
Secondo la Rete degli Studenti Medi, la tragedia di Venezia “non è un caso isolato, ma l’ennesimo episodio di una strage silenziosa che colpisce lavoratori e lavoratrici in tutta Italia”.
In effetti, secondo i dati del Centro Studi Cub nel 2024 sono stati registrati 1.482 decessi sul lavoro, con una media di oltre 4 morti al giorno, segnando un aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente.
E nel primo trimestre del 2025 c’è stata una importante crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 210 le vittime complessive, con un aumento del +9,9% rispetto al 2024.
“Quanto accaduto a Venezia è estremamente grave, ma rischia di diventare la normalità in un Paese in cui le morti sul lavoro nel 2024 sono state oltre 1.000 – dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – Sono dati che aumentano anno dopo anno. Nel primo trimestre 2025 si sono peraltro registrate 5 morti di studenti in percorsi di scuola-lavoro, una strage inaccettabile e sotto gli occhi di tutti. Il Governo resta impassibile di fronte a questi numeri, la situazione è diventata intollerabile”.
Gli studenti esigono, quindi, “maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, con controlli immediati più rigorosi e sanzioni efficaci per chi non rispetta le normative: il lavoro è un diritto, non possiamo accettare che si trasformi in occasioni di lutto per migliaia di famiglie!”, conclude Notarnicola.
L’appello degli studenti veneti
Secondo Viola Carollo, Coordinatrice Regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto, “questi numeri evidenziano una realtà inaccettabile: la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro è una piaga che continua a mietere vittime, spesso tra i più giovani, i precari e i meno tutelati. La morte” della ragazza a Venezia “è un simbolo di questa emergenza nazionale, che richiede interventi immediati e concreti”.
“Questo Governo deve prendere delle misure serie per abolire la precarietà che costringe troppe persone ad accettare lavori insicuri e sottopagati, esponendoli a rischi inaccettabili, solo per potersi permettere di sopravvivere. L’Esecutivo deve inoltre smettere di fare gli interessi dei padroni e imporre regolamentazioni e controlli più stringenti in merito di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche in presenza di subappalti”.
“Non possiamo non chiedere giustizia” per la ragazza di Venezia “e per tutte le vittime del lavoro, affinché le loro morti non siano solo numeri che si perdono nell’indifferenza. Meritano che i responsabili siano giudicati dagli organi competenti. Non possiamo più tollerare che il lavoro, su cui si dovrebbe basare il nostro Paese secondo la nostra Costituzione, si trasformi sempre di più in una condanna a morte. È tempo di agire, di pretendere un futuro in cui la sicurezza e i diritti – conclude Carollo – siano garantiti a tutti, senza eccezioni”.