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Reclutamento per chiamata diretta, la Consulta boccia il modello Lombardia

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Ricordate l’intenzione della Regione Lombardia, approvata dalla Giunta Formigoni attraverso l’art. 8 della legge n.2/2012, con cui si voleva introdurre un modello di reclutamento innovativo, sganciato dalle tradizionali graduatorie e più vicino alla chiamata diretta, attraverso una selezione decisa direttamente dal capo d’istituto? Ebbene, a distanza di circa 16 mesi, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella norma locale che consentiva alle scuole di organizzare concorsi e reclutare insegnanti. La sentenza – la n. 76, redatta dal giudice Sergio Mattarella e depositata il 24 aprile – ha accolto quindi il ricorso presentato il 19 giugno 2012 dalla Presidenza del Consiglio.
Per la Consulta si tratta di una volontà istituzionale locale “del tutto eccentrica rispetto all’ordinamento nel suo complesso”, visto che “ogni intervento normativo finalizzato a dettare regole per il reclutamento dei docenti non può che provenire dallo Stato, nel rispetto della competenza legislativa esclusiva di cui all’art. 117” della Costituzione.
La legge regionale stabiliva che, a titolo sperimentale, le istituzioni scolastiche statali potessero organizzare per un triennio a partire dall’anno scolastico successivo alla stipula concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, con l’obiettivo di reclutare il personale docente con incarico annuale. Ciascuna scuola statale avrebbe quindi avuto la possibilità di bandire i concorsi per il reclutamento dei docenti precari con incarico annuale. “E’ evidente, però, che in tal modo – ha sottolineato la Consulta – la Regione dispone in merito all’assunzione di una categoria di personale, appunto quello docente, che è inserito nel pubblico impiego statale” e a questo modo la Regione sarebbe andata oltre quelle le sue competenze invadendo quelle dello Stato centrale.
Per il modello scolastico lombardo, da maggio 2012 affidato all’ex presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, si tratta di un brutto colpo: la stessa Aprea, incontrata non molto tempo nel corso di un convegno a Roma, ci aveva confidato l’intenzione di rendere esecutivo il modello sperimentale triennale a partire dal prossimo anno scolastico. La sentenza della Consulta però ora bloccherà tutto. O quantomeno lo rimette in discussione.