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Rientro in classe, il braccialetto vibra se l’alunno sta a meno d’un metro: il dispositivo piace a più d’una scuola

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Sembra avere fatto proseliti l’iniziativa del braccialetto hi-tech, messo al polso di alunni e docenti, che vibra e si illumina quando i compagni si avvicinino a meno di un metro, introdotta da una scuola dell’infanzia paritaria di Castellanza, nel Varesotto, in vista del rientro in classe a settembre: anche l’istituto Luzzago, scuola superiore paritaria di Brescia, ha fatto sapere che i suoi allievi torneranno a scuola con braccialetti o ciondoli ‘antiassembramento’.

L’impostazione del dispositivo

Grazie a un accordo con Fidelitas, società che si occupa di servizi di sicurezza, infatti, i ragazzi (ma anche gli insegnanti) saranno dotati di braccialetti o ciondoli che vibrano quando non si rispetta il distanziamento.

Il bracciale speciale – che si aggiunge a strumenti più “tradizionali”, come i banchi distanziati, i gel per igienizzare le mani e l’utilizzo permanente delle mascherine – prevede che una volta impostata la misura di un metro minimo di distanza tra gli alunni i sensori interni al dispositivo emettano delle vibrazioni.

Rimangono le altre disposizioni

In tal modo, emettendo il segnale di “allarme”, il ciondolo va a ravvisare agli alunni il mancato rispetto di una delle disposizioni basilari, il distanziamento fisico, previsto dal Comitato tecnico scientifico, dalle Linee Guida per il rientro a scuola dello scorso 26 giugno, oltre che dal recente Protocollo sulla sicurezza sottoscritto venerdì mattina dal Ministero e dai sindacati rappresentativi, al fine di ridurre al massimo i rischi di trasmissione del Covid-19.

Il semaforo rosso

Sempre nella scuola paritaria Luzzago, nel bresciano, con l’avvio del nuovo anno scolastico è previsto che all’ingresso del bar venga anche collocato un semaforo: si colorerà di verde quando vi sarà spazio per nuovi “clienti”, mentre si illuminerà di rosso quando si raggiungerà la capienza massima consentita.

“La scuola non deve diventare motivo di paura, ma nemmeno una deresponsabilizzazione. Lo scopo è quindi incentivare i ragazzi al rispetto delle regole”, ha dichiarato il dirigente scolastico Giacomo Ferrari.

Attrezzarsi per non tornare alla DaD

“La nostra idea di scuola – ha spiegato al Giornale di Brescia il rettore dell’istituto, padre Luigi Cavagna – si basa soprattutto sulla relazione. per questo, pur avendo colto le opportunità della didattica a distanza, ci siamo attrezzati per garantire a tutti da settembre lezioni in presenza”.

Per questo motivo, proprio per scongiurare il ritorno alla contestata DaD, nella scuola paritaria del bresciano il numero delle aule è passato da 16 a 25, gli orari sono stari rimodulati e si attueranno tutte le disposizioni indicate dal ministero dell’Istruzione.