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Riflessioni di un docente in pensione amareggiato

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Sono un insegnante in pensione, che comunque continua a seguire il “mondo della scuola”. Ho vissuto sulla mia pelle tutti i cambiamenti, che la scuola italiana ha subito nel corso degli anni, perché ho cominciato ad insegnare nel lontano 1970, all’età di ventidue anni. Potrei fare tutta la disamina delle varie leggi, ma annoierei, per cui mi limiterò ad esprimere solo alcune considerazioni sugli ultimi avvenimenti.

E devo prima di tutto mettere in evidenza che di scuola si occupa sempre chi non la vive direttamente e, quindi, non conosce la realtà vera. Inoltre ho sempre avuto paura dei grandi professori universitari, perché li ho sempre ritenuti capaci di leggere ed interpretare una qualsiasi teoria, ma non di calarsi nella realtà della vita quotidiana.

Quello, però, che vive oggi la scuola italiana è un assurdo da tutti i punti di vista, specialmente da quello pedagogico. Si parla tanto di riforme, di leggi, di Comunità Europea, ma non ho mai sentito pronunciare le parole: bambino, alunno, studente, bisogni educativi, attività didattica, programmazione,  sperimentazione ecc…. Tutti disquisiscono di tutto, ma nessuno ha l’umiltà di riconoscere i propri limiti, mentre si dovrebbe aver il coraggio di ascoltare l’altro per riconoscerne le ragioni.

Si è, al contrario, bravi nel mistificare la realtà e nell’affermare le cose più insulse pur di raggiungere i propri scopi. Ed io mi chiedo: dove arriverà il popolo italiano? E’ possibile che la classe politica pensi solo ed esclusivamente alla conservazione della propria specie e non tenga in considerazione le ragioni del proprio popolo? E’ possibile che tutto ciò che si vuole far passare per “riforma epocale” scontenti tutti? E’ possibile che il mondo della scuola oggi è così diviso e che ogni docente pensi al proprio orticello?

E’ possibile che nessuno si renda conto che la divisione non fa altro che il gioco di chi comanda? Non possono esistere insegnanti vincitori del concorso 2012 ( che non erano stati nemmeno dichiarati idonei), insegnanti GaE, insegnanti abilitati ma non in GaE ed insegnanti di III fascia, come non può esistere fase 0, A, B e C.  

Possibile che nessuno si chieda e comprenda  che la divisione fa il gioco del padrone? Dovrebbe, a mio avviso, esistere solo la figura del docente, che si preoccupa di essere mediatore culturale e propulsore di attività volte alla formazione dell’individuo per farlo diventare persona, e la scuola intesa come ambiente educativo ed istituzione, che predispone e facilita la formazione dell’uomo e del cittadino. Mi si dirà: utopia!, specialmente nella realtà attuale.

Leggendo la legge 107 “Buona Scuola”, ritengo di non condividerne molti principi, ma l’articolo più pericoloso è il 131, laddove si afferma che:” a decorrere dall’ 01/09/2016 i contratti a tempo determinato su posti liberi e vacanti non possono superare i 36 mesi anche non consecutivi”. Può una legge essere retroattiva, nel senso che chi si trova già a quella data con tre contratti non potrà più insegnare o l’incompatibilità partirà dall’ 01/09/2016 e si protrarrà sino al 2019? E comunque, quali saranno gli effetti pratici di una simile norma?

Nel futuro si assisterà ad un balletto vertiginoso di docenti, che cambieranno in continuazione; si terranno a casa docenti con esperienza e si manderanno in classe quelli senza. Tutto all’insegna dello sbandierato merito e alla faccia della sentenza della Corte di Giustizia Europea!

O veramente si pensa che siamo tutti stupidi e non siamo in grado di capire ciò che si nasconde dietro ogni decisione!