Home Archivio storico 1998-2013 Personale Rimprovera l’alunno e il padre lo picchia

Rimprovera l’alunno e il padre lo picchia

CONDIVIDI

Storie di ordinaria incomunicabilità a scuola, di differente sintonizzazione su canali e frequenze diverse, mentre lo show in onda dovrebbe essere unico e soprattutto condiviso.
E allora il professore chiama alla verifica l’alunno che però gli risponde male perché non vuole essere interrogato, così almeno raccontano le cronache dei giornali riportando l’accaduto. E l’insegnante, di fronte a tale rifiuto e alle rimostranze pesanti dell’alunno, non trova altra strada se non quella di buttarlo fuori dall’aula.
Nel dettaglio sembra che il ragazzo a conclusione dell’insistente richiesta del suo decente di informatica, che voleva sentirlo per assegnargli il voto del primo quadrimestre, abbia risposto: “Ma stai zitto!”, cosa che avrà fatto indignare il professore che non ha trovata altra soluzione se non quella di buttarlo fuori.
E da fuori il ragazzo telefona alla madre che si precipita a scuola nel tentativo di parlare col docente ma che non lascia la classe, né le sue funzioni per rendere conto del suo operato alla signora. 
Sembra che la mamma a questo punto, sentendosi umiliata per non essere stata prontamente accolta dal docente addirittura in classe e ritenendo invece che tutta la scuola dovesse essere a sua disposizione, chiama in rinforzo anche il marito che prontamente accorre.
L’assedio alla classe dura fino alla ricreazione, quando l’insegnante esce con le mani ingombre di registri e compiti e che diventa l’occasione adatta per colpirlo con un ceffone, essendosi coperto di tante colpe, compresa quella di non avere ricevuto in classe la signora e non averle dato spiegazioni e ragione del suo operato.
“Erano convinti di essere stati snobbati – racconta una collega – gli ha mollato uno schiaffo senza nemmeno che lui potesse difendersi: aveva entrambe le mani occupate”.
Un “episodio gravissimo”, denuncia la preside,” e che riaccende il dibattito sui genitori sempre più aggressivi nei confronti della scuola. “Siamo al paradosso – ha aggiunto la dirigente – una volta lo studente rischiava la sberla se portava a casa un brutto voto. Ora è il professore che deve aver paura”.