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Rizza (Flc-Cgil Sicilia): “Rischiamo di perdere 74 scuole entro due anni. Intervenga la Regione”

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Situazione abbastanza critica della scuola siciliana, così come è uscito dal convegno promosso dalla Flc-Cgil a fine agosto a Pergusa sul tema e sulla problematica della dirigenza scolastica: “Quale scuola dopo la crisi? La dirigenza scolastica tra nuovi e vecchi scenari” 

Ebbene, secondo i dati che sono stati illustrati nel corso della affollata e partecipe riunione, risulta che in Sicilia, per l’anno scolastico 2022/23, degli attuali 812 Istituti scolatici, 12 sarebbero già sottodimensionati e tanti altri senza dirigente e senza Dsga, per cui sarà necessario nominare un reggente. Al danno dunque del calo demografico e del conseguente assottigliarsi delle cattedre, anche la beffa, perché, anche con tutta la buona volontà dei presidi incaricati, le reggenze non possono mai sostituire un titolare.

Ma non finisce qui la crisi della scuola siciliana. Degli 800 Istituti oggi ancora normo-dimensionati rimasti, 62 avrebbero ottenuto la deroga, sarebbero cioè con un numero di alunni inferiore ai termini di legge, ma verrebbero tuttavia ritenuti idonei a non essere accorpati con altre scuole.

Una situazione dunque abbastanza esplosiva relativamente alla conservazione dei posti sia per insegnanti e sia per il personale Ata. 

E questi numeri testimoniano pure un altro allarme, regolarmente evidenziato dal sindacato e cioè che da qui a due anni si “rischia di perdere in Sicilia ben 74 Istituti scolastici autonomi”

A questo proposito, Adriano Rizza, il segretario provinciale della Flc-Cgil siciliana, ci fa sapere: “Siamo molto preoccupati per le proiezioni del numero delle scuole siciliane, 812 per l’anno scolastico che è appena iniziato, ma che da qui a due rischia di ridursi drasticamente per il pesante calo degli alunni in Sicilia. Circa 15.000 all’anno! Un dramma soprattutto per le famiglie che vivono nelle zone delle aree interne e di quei contesti sociali ad alto rischio di dispersione scolastica e povertà educativa tipica di alcune aree metropolitane. Occorre intervenire urgentemente con una legge regionale che riveda i parametri del dimensionamento scolastico, con delle politiche di rilancio del sistema di istruzione del paese partendo dal tempo scuola e dall’obbligo scolastico, ma soprattutto con azioni politiche di tutela delle famiglie per contrastare il calcolo demografico”.