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Rosa nel Pugno contro “favoritismi’ economici” per i docenti di religione

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Il partito della Rosa nel Pugno passa alle vie di fatto: dopo le dure prese di posizione dei mesi scorsi contro quello che definiscono senza mezzi termini dei “favoritismi economici” riservati agli insegnanti di religione, passa alle vie di fatto sostenendo una causa di lavoro contro le differenze retributive e di quantificazione dell’anzianità di servizio rispetto ai altri docenti. La denuncia è stata resa pubblica il 18 giugno in una conferenza stampa a Montecitorio, alla quale hanno partecipato il deputato Maurizio Turco e due legali annunciando che sosterranno la causa presso il giudice del lavoro di due insegnanti, uno precario, l’altro di ruolo, per mettere fine a quella che definiscono una “disparità di trattamento”. L’avvocato Claudio Zaza ha spiegato che “gli insegnanti di religione godono di scatti stipendiali, ogni due anni, pari al 2,5%. Tre scatti, ossia 6 anni di anzianità, superano l’ultimo aumento salariale previsto dal contratto degli statali, cioè sono circa 130 euro in più rispetto alla paga base. Questo meccanismo – ha ricordato l’avvocato – fu istituito con una legge del 1980 a tutto il personale non di ruolo per retribuire i precari ‘storici’, quelli cioè che non riuscivano nel corso di una vita lavorativa ad essere assunti in ruolo, ma fu ingiustamente applicato solo a quelli di religione. Inoltre nel 2003 una legge ha reso ‘di ruolo’ anche gli insegnanti di religione e la maggioranza di centrodestra ha approvato una ‘leggina’ nel 2005 per fare in modo che conservassero il trattamento economico di favore acquisito con il precariato, ma questo è stato possibile ancora e soltanto per gli insegnanti di religione perchè per tutti gli altri precari non è mai stato applicato”.
La questione non è di poco conto, soprattutto dal punto di vista economico, se si considera che se si applicasse lo stesso trattamento economico oggi assicurato agli insegnanti di religione anche a tutti gli altri docenti della scuola pubblica costerebbe quasi 2,5 miliardi di euro: più o meno le risorse del cosiddetto “tesoretto”.
“E’ un dato di fatto che esistono delle differenze retributive e di trattamento rispetto all’anzianità di servizio – ha spiegato il professor Carlo Pontesilli -, ma noi non vogliamo togliere nulla agli insegnanti di religione. Vogliamo però che lo stesso trattamento venga esteso a tutti: per questo motivo ci sono già due cause in corso per chiederne la parificazione”.
L’avvocato Turco ha anche spiegato di aver provato a sollecitare il Ministero della Pubblica Istruzione al fine di ricevere un chiarimento, ma sino ad oggi “c’è stato un silenzio totale, perciò sono state avviate queste due cause: chiederemo che in Finanziaria ci sia un capitolo di spesa per risarcire coloro che sono stati ingiustamente retribuiti meno dei loro colleghi di religione”, ha aggiunto Turco denunciando anche “il silenzio delle associazioni di categoria che dovrebbero tutelare gli interessi degli insegnanti”. La prima udienza è prevista ad ottobre.